Di Pietro a Tremonti: "Mica ci è andato a letto con la Bce"

Politica
Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro
ETTORE FERRARI

Il leader dell'Idv contesta al ministro dell'Economia la "confidenzialità" della lettera inviata dalla Banca centrale europea: "Quella missiva l'hanno inviata a lei non come amico ma come ministro. La deve portare in Parlamento". GUARDA IL VIDEO

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"Lo so anch'io cosa vuole dire confidenziale, cosa crede. Ma lei mica ci è andato a letto con la Bce, che c'ha la confidenza... La lettera l'hanno mandata a lei non come amico ma come esponente del governo e lei quella lettera la deve dare al Parlamento". E' ancora un Antonio Di Pietro a tutto tondo quello che si rivolge così al ministro dell'Economia, nel dibattito nella sala del Mappamondo alla Camera, dopo le comunicazioni di Giulio Tremonti.

In piedi, con un microfono "a gelato" tra le mani perché seduto in una postazione non dotata di quello fisso, il leader Idv esordisce dichiarando un certo imbarazzo nel dover fare "la cernita tra cose nuove e cose che già sapevamo" e passa subito all'attacco: "Non volevo chiamare le sue parole aria fritta, sennò - ironizza - dicono che uso termini troppo forti. Ma leggo le parole di un ministro a lei vicino che, un minuto fa, ha detto che il suo discorso, signor ministro, è stato fumoso". "E allora, tra "aria fritta" e "fumoso" capisce che ci passa poca differenza, qualche arrosticino di ferragosto", dice ancora Di Pietro riferendosi alla tipica pietanza abruzzese, ma non solo.

Ma il leader della Lega non ha detto solo quello, perché, dice ancora Di Pietro, "un ministro del suo governo, mi spiace dire queste parole in quest'aula, ha detto che ieri con lei e Berlusconi ha parlato di "rotture di coglioni". Questa è la realtà di un governo che, per stessa ammissione di chi ne fa parte, fa proposte fumose e rompe i cosiddetti...". Di Pietro s'infervora e chiede a Tremonti di depositare un documento, un ddl in Parlamento, perché "se avete fatto i decreti ad personam, fate un ddl e anche il 15 agosto saremo qui a discutere". Ma "lei stesso - dice ancora al titolare di Via XX Settembre - ieri ha detto di dover ristrutturare la sua stessa manovra, confessando così di essere un cattivo progettista e esecutore lavori".

Allora, "prendiamo atto che non siete capaci, e vi diciamo che dovete andare a casa". Qui scatta il siparietto finale, quando Di Pietro ribadisce che l'invito è esteso a quel governo che "rompe i coglioni". Stavolta Donato Bruno, presidente della Affari costituzionali della Camera e della delicata seduta di oggi, invita il leader Idv a ricordare che "in un'aula parlamentare si usa un linguaggio consono alle istituzioni". Di Pietro controbatte stile contestazione su un rigore, osservando che "Bossi queste cose le ha dette là", indicando l'anticamera del vasto salone di Montecitorio, quindi 'in area' del Palazzo. Per la cronaca, il franco giudizio del leader della Lega è stato pronunciato davanti a un bar in via del Vicario, prospiciente Montecitorio ma senza dubbio all'esterno.

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