Dopo le critiche leghiste sulla partecipazione ai raid, il presidente della Repubblica commenta: "Rimanere schierati è un nostro impegno". Il ministro dell'Interno: "Andarsene è l'unico modo per fermare i clandestini". Frattini: "No al ritiro unilaterale”
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Botta e risposta sulla Libia tra il presidente della Repubblica Napolitano e il ministro dell'Interno Roberto Maroni. Dopo che da Pontida quest'ultimo aveva chiesto il ritiro immediato della partecipazione italiana ai raid, Napolitano ha commentato che "è nostro impegno, sancito dal Parlamento, restare schierati in Libia con le forze di altri Paesi che hanno raccolto l'appello delle Nazioni Unite".
Frasi che non hanno fatto indietreggiare Maroni: "Ribadisco la posizione già espressa a Pontida e cioé la riforma fiscale, la modifica del patto di stabilità e la richiesta al presidente del Consiglio di dire quando terminerà l'impegno in Libia, che è l'unico modo per fermare lo sbarco dei clandestini".
Frattini: "No al ritiro unilaterale" - E sulla crisi in Libia è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano (guarda il video in alto). Secondo Frattini, una soluzione andrebbe trovata "molto prima di settembre", quando la Nato ha fissato la scadenza della missione militare, ma non può essere unilaterale.
"C'è un limite posto dalla Nato a settembre - ha ricordato Frattini - io credo che al di là dei bombardamenti una soluzione si debba trovare molto prima di settembre". Secondo Frattini, è necessario "lavorare duramente a una soluzione politica di riconciliazione".
Con la missione in Libia "la Nato è alla prova della sua credibilità" perché "non può correre il rischio di uccidere i civili": "Quella delle vittime civili, ha commentato Frattini "è una cosa che non va assolutamente bene". Ma, secondo il ministro, c'è anche "una carenza di comunicazione all'opinione pubblica, che non contrasta la propaganda mediatica di Gheddafi: questa è una cosa su cui la Nato deve riflettere". Frattini sottolinea che la stampa internazionale "dovrebbe mettere in luce le atrocità di Gheddafi, a cominciare dagli stupri di massa, e dovrebbe mettere in risalto l'importanza della protezione dei civili". Ogni giorno, ha detto ancora, "ci sono defezioni e risultati positivi nella protezione dei civili".
Il ministro ha ricordato che questa settimana a Roma è in programma "una conferenza organizzata dal Cnt e da molte Ong della Libia": si tratta di "un'opportunità molto importante di discutere di pace. Per il resto le Nazioni Unite, Unione africana e molti paesi del mondo chiedono la fine del regime, ma sfortunatamente Gheddafi non accetta nessuna proposta della comunità internazionale".
Quanto ai finanziamenti per gli oppositori del regime libico, "il comitato sanzioni del'Onu ha bisogno di più tempo per scongelare. La posizione italiana è che si possano considerare gli assets congelati come una garanzia, quindi non scongelarli ma consentire dei prestiti per anticipare generi umanitari".
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Frasi che non hanno fatto indietreggiare Maroni: "Ribadisco la posizione già espressa a Pontida e cioé la riforma fiscale, la modifica del patto di stabilità e la richiesta al presidente del Consiglio di dire quando terminerà l'impegno in Libia, che è l'unico modo per fermare lo sbarco dei clandestini".
Frattini: "No al ritiro unilaterale" - E sulla crisi in Libia è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano (guarda il video in alto). Secondo Frattini, una soluzione andrebbe trovata "molto prima di settembre", quando la Nato ha fissato la scadenza della missione militare, ma non può essere unilaterale.
"C'è un limite posto dalla Nato a settembre - ha ricordato Frattini - io credo che al di là dei bombardamenti una soluzione si debba trovare molto prima di settembre". Secondo Frattini, è necessario "lavorare duramente a una soluzione politica di riconciliazione".
Con la missione in Libia "la Nato è alla prova della sua credibilità" perché "non può correre il rischio di uccidere i civili": "Quella delle vittime civili, ha commentato Frattini "è una cosa che non va assolutamente bene". Ma, secondo il ministro, c'è anche "una carenza di comunicazione all'opinione pubblica, che non contrasta la propaganda mediatica di Gheddafi: questa è una cosa su cui la Nato deve riflettere". Frattini sottolinea che la stampa internazionale "dovrebbe mettere in luce le atrocità di Gheddafi, a cominciare dagli stupri di massa, e dovrebbe mettere in risalto l'importanza della protezione dei civili". Ogni giorno, ha detto ancora, "ci sono defezioni e risultati positivi nella protezione dei civili".
Il ministro ha ricordato che questa settimana a Roma è in programma "una conferenza organizzata dal Cnt e da molte Ong della Libia": si tratta di "un'opportunità molto importante di discutere di pace. Per il resto le Nazioni Unite, Unione africana e molti paesi del mondo chiedono la fine del regime, ma sfortunatamente Gheddafi non accetta nessuna proposta della comunità internazionale".
Quanto ai finanziamenti per gli oppositori del regime libico, "il comitato sanzioni del'Onu ha bisogno di più tempo per scongelare. La posizione italiana è che si possano considerare gli assets congelati come una garanzia, quindi non scongelarli ma consentire dei prestiti per anticipare generi umanitari".
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