"Milano Wi-Fi? Attenti a non interferire con il mercato"

Politica
Alfonso Fuggetta, professore al Politecnico di Milano e amministratore delegato di Cefriel, ha qualche dubbio sul WiFi libero.
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Alfonso Fuggetta, professore del Politecnico, accoglie con riserva i progetti di rete wireless cittadina di Moratti e Pisapia. Perché, spiega a Sky.it, non si può dimenticare che gli operatori privati sulle connessioni a Internet hanno investito molto

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“La connettività gratuita e diffusa sul territorio grazie al WiFi è una bella cosa ma...”. Alfonso Fuggetta, professore al Politecnico di Milano e amministratore delegato di Cefriel, centro di eccellenza per la ricerca e l'innovazione, accoglie con riserva gli annunci dei due candidati alla poltrona di sindaco di Milano. Il botta risposta a colpi di Internet gratis tra Giuliano Pisapia e Letizia Moratti che aspirano a coprire la città di hot spot è salutato dall'esperto di telecomunicazioni con un misto di soddisfazione e timore. Da una parte la gioia per la rete che diventa oggetto di discussione politica, dall'altra la paura che non si valutino fino in fondo le conseguenze di certe decisioni.

Il WiFi e dunque la connessione a Internet è diventato un argomento di campagna elettorale. E' un segnale positivo?
Sicuramente. Il fatto che si parli di accesso alla rete nel mezzo di una contesa politica per il governo della città è assolutamente da sottolineare. A condizione però che se ne parli valutando in modo approfondito tutti gli aspetti e risvolti del problema. Non bisogna cadere in proposte impraticabili o che si prestino a critiche.

Significa che nei progetti WiFi di Moratti e Pisapia non è tutto oro quel che luccica?

Ripeto: l'obiettivo di aumentare l'accesso a Internet da parte della popolazione di una città è assolutamente lodevole e condivisibile. Poi però bisogna vedere quale è lo strumento impiegato: non tutti i mezzi sono uguali e vanno valutati con attenzione, a cominciare dal fatto che nel mercato delle connessioni a Internet sono offerte anche delle aziende private. 

Vuol dire che i progetti dei due candidati possono interferire con il mercato?
Se un operatore mobile ha pagato milioni di euro per le licenze d'uso (pensiamo alla gara per le licenze UMTS), è diventato un concessionario pubblico e ha investito nell'infrastruttura, il fatto che intervenga un soggetto pubblico con un servizio diffuso e nei fatti alternativo può creare dei problemi. Ci vuole un equilibrio tra interventi dell'amministrazione, servizi commerciali e regole di mercato.

Le iniziative dei due candidati, però, sembrano andare in questo senso quando pongono dei limiti alle connessioni gratuite. Un'ora al giorno nel caso del progetto promosso dall'attuale amministrazione, un'ora e mezza nella proposta di Pisapia: non si può dire che facciano concorrenza ai privati.
Dipende. In un'ora o in un'ora e mezza di connessione si possono fare tante cose. Non è che uno deve restare collegato tutto il tempo: posso scaricare l'email e poi controllarmela offline, idem per un documento o una pagina Web. E' vero che non è la stessa esperienza di navigazione che posso avere con una connessione 3G always-on o da casa, ma, a seconda di come è calcolato il tempo, non è nemmeno poco soprattutto se si tratta di una connessione gratuita perché pagata dalla fiscalità generale.

Insomma lei è contrario a progetti di questo tipo?

Non sono contrario in assoluto, voglio solo segnalare alcuni rischi potenziali che devono essere tenuti in considerazione. Non vedo nessun problema, per esempio, nel fatto che in edifici pubblici  come un museo o una biblioteca ci sia WiFi gratuito: può essere considerato un servizio aggiuntivo erogato all'utente, esattamente come accade nei WiFi bar. Ho più perplessità quando si tratta di progetti che aspirano ad una copertura estesa e diffusa del territorio. Nel momento in cui un servizio di questo tipo non è più associato ad un luogo preciso (come un ufficio pubblico o un museo) il discrimine tra l'offerta privata e quella pubblica diventa molto labile. 

Se è così cosa può fare un'amministrazione comunale che voglia abbattere il digital divide e stimolare l'alfabetizzazione digitale dei cittadini senza interferire con il mercato?
Una strada l'ho già detta: diffondere le connessioni in luoghi mirati come i musei e gli uffici dell'amministrazione. Un'altra è investire per creare dei servizi web che semplifichino la vita delle persone e che le persone abbiano interesse ad usare, specialmente in mobilità. Sono poi benvenute le operazioni di sussidio alla domanda: per esempio, voucher per gli studenti con cui possono acquistare chiavette 3G o per corsi per gli anziani. Infine, laddove il mercato non riesca ad intervenire o investire autonomamente, cofinanziare lo sviluppo delle infrastrutture insieme agli operatori. Un recente bando della Regione Lombardia per la riduzione del digital divide, per esempio, va in questa direzione.

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