Manifesti anti-pm, duello Moratti Santanchè sul caso Lassini

Politica
Il sindaco di Milano Letizia Moratti e il sottosegretario Daniela Santanchè
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Per il sindaco di Milano, le dimissioni del candidato Pdl alle comunali indagato per le affissioni "sono irrevocabili". Ma lui ritratta: "Se eletto, bisognerà rispettare la volontà dei milanesi". E il sottosegretario lo difende: "No a diktat dall'alto"

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Roberto Lassini, indagato per i manifesti 'Via le Br dalle procure, non può essere cancellato dalla lista del Pdl alle Comunali di Milano. E per quanto lui si difenda dicendo che non è colpa sua le polemiche continuano. Adesso lo scontro sulla vicenda è tutto al femminile: Daniela Santanchè contro Letizia Moratti, che su questo incassa l'appoggio della Lega Nord, ma non di tutto il Pdl.
Riepilogando: nei giorni scorsi Letizia Moratti ha affermato che la sua presenza nella lista per le comunali è "incompatibile" con quella di Lassini; giovedì 21 aprile il premier ha telefonato a Lassini per fargli avere la sua solidarietà, e lui avrebbe fatto capire che, in caso di elezione, non si dimetterà. Per chiudere la telenovela, il sindaco Moratti venerdì 22 aprile ha rivelato che esiste una lettera in cui Lassini annuncia al segretario del Pdl lombardo la sua volontà di farsi da parte.
"Non è colpa mia se non sono stato tolto dalla lista - ha commentato Lassini -. Io rispetto il sindaco Letizia Moratti ma chiedo rispetto anche per le vittime della giustizia". L'ex sindaco di Turbigo è stato, infatti, arrestato nel 1993 per concussione e in seguito assolto. Ad essere più esplicita è stata Daniela Santanchè che ha affermato che "l'unico giudice del comportamento di Lassini sono gli elettori visto che le preferenze consentono ai cittadini di premiare o punire un candidato. Mentre una censura dall'alto mi pare molto poco democratica". "Il caso è chiuso - ha aggiunto -, ma nel senso che a decidere saranno i milanesi". Insomma, ha precisato, "niente censure preventive. Lo ripeto, la democrazia non è fatta di decisioni calate dall'alto. Lassini ha chiesto scusa per i manifesti, ora basta. Affidiamoci alle preferenze, l'ultima parola spetta agli elettori".

La Lega Nord, intanto, si è schierata con il sindaco. "Fra Moratti e Santanchè - ha detto il capogruppo Matteo Salvini - io personalmente scelgo il sindaco, perché si è impegnato a riportare la campagna elettorale su Milano e sui suoi problemi reali. Se Lassini fosse una persona seria, dovrebbe rinunciare alla carica se anche venisse eletto. Ma sono certo che non prenderà nemmeno un voto".

Ma sul sindaco di Milano arriva il sarcasmo del Partito democratico. Secondo Luigi Zanda,  "con l'appoggio di Berlusconi Lassini sta sfacciatamente prendendo in giro Letizia Moratti davanti a tutta l'Italia. E lei, molto 'signorilmente', fa finta di niente e gira la testa da una altra parte". In ogni caso, Barbara Ciabò, di Futuro e Libertà ha proposto a tutti i candidati di firmare un patto d'onore perché nessuno degli eletti entri in aula finché Lassini non si è dimesso, mentre il candidato sindaco del centrosinistra, Giuliano Pisapia, ha parlato di un "Pdl diviso su tutto" e il vicepresidente milanese dell'Anpi, Roberto Cenati, ha voluto ricordare i magistrati uccisi dalle Br durante le celebrazioni per i caduti della Resistenza.
Chi spera nella fine delle polemiche è proprio il premier. "Il presidente Berlusconi vuole che le polemiche finiscano il prima possibile e che tutto il partito si impegni per vincere a Milano" ha raccontato un alto dirigente del Pdl. "Certo - ha aggiunto lo stesso esponente del Pdl - se poi mi chiede se al presidente farebbe piacere che Lassini ottenesse tanti voti, non posso negare che sia così visto che rappresenterebbe uno 'schiaffo' degli elettori alla procura milanese".

Lassini, nel frattempo, resta formalmente in lista come costringono le normative elettorali e, anche se Letizia Moratti continua a dirsi incompatibile con una sua eventuale presenza in consiglio comunale, 'Il Giornale' ha già iniziato una campagna in favore dell'autore dei manifesti 'Via le Br dalle Procure'. "Io voto Lassini e Moratti", era il titolo di un editoriale in prima pagina firmato dal direttore Alessandro Sallusti.

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