Avanti con il nucleare, ma solo nelle Regioni favorevoli

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Il sottosegretario Saglia: “Non si potranno realizzare le centrali senza il consenso dei governatori". Intanto arriva l’ok delle commissioni ambiente e attività produttive della Camera al decreto per l'individuazione dei siti per i futuri impianti

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Riprende forza il dibattito sul nucleare in Italia mentre lunedì a Bruxelles è in programma un consiglio straordinario dei ministri dell'Energia europei. Il governo non intende costruire centrali nelle Regioni che rifiuteranno di ospitarle, ha affermato il sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, Stefano Saglia, nel corso della seduta delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera svoltasi nella serata di martedì 15 marzo, che aveva in oggetto il decreto legislativo 31 sul programma nucleare italiano. "Non si potranno realizzare le centrali nucleari nelle regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio [...]. Il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte", ha detto Saglia. In ogni caso, ha aggiunto, se l'Europa decidesse di bloccare la costruzione di nuove centrali sul territorio comunitario l'Italia non si opporrebbe.
Nel febbraio scorso la Corte Costituzionale ha bocciato un articolo di un decreto attuativo della legge delega sul nucleare, affermando che le regioni devono esprimere il proprio pare sugli impianti da realizzare.

Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, è tornato sul tema puntando sulla trasparenza nella comunicazione: "Dobbiamo dare informazioni precise alla pubblica opinione, non possiamo nascondere nulla. Le decisioni non devono essere prese dalla pancia o sull'onda delle emozioni ma sulla base di dati precisi. Io sono un convinto nuclearista - spiega - e non ci sono dubbi né perplessità ma è da verificare se le centrali esistenti in Europa siano in grado di assicurare la sicurezza. Il problema non è italiano, è stato deciso di fare un coordinamento in Europa per eseguire gli stress test".
Sulla stessa lunghezza d'onda il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo: "L'Italia intende muoversi in ambito europeo".

Opposizioni invece nettamente contrarie alla scelta di un ritorno del nucleare. Secondo il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, la linea del governo è "stucchevole e intollerabile". Per il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro la decisione finale dovrà essere dei cittadini: "Si vada al referendum e si chieda agli italiani se vogliano rischiare la vita".

Intanto, le commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera hanno dato parere favorevole, con osservazioni, al decreto legislativo sulla disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio degli impianti nucleari. A favore hanno votato Pdl, Lega, Responsabili, Fli e Udc, con l'eccezione di Savino Pezzotta che si è astenuto. Contrario l'Idv, mentre il Pd ha abbandonato l'aula al momento del voto. Martedì prossimo sarà il Senato a esprimersi e il giorno successivo arriverà il via libera definitivo del consiglio dei ministri. Il parere è stato firmato dai relatori per la commissione Ambiente, il leghista Guido Dussin, e Attività produttive, Catia Polidori del Pdl. Nel testo, tra l'altro, si prevede che l'Aiea compia valutazioni di impatto ambientale non solo all'inizio ma periodicamente per tutta la vita dell'impianto.

Chieste poi verifiche stringenti all’oggetto titolare dell'autorizzazione unica che, sotto la supervisione dell'Agenzia, è obbligato a "valutare e verificare periodicamente nonché a migliorare costantemente la sicurezza dell'impianto, in modo sistematico e verificabile" e "a garantire l'esistenza e l'attuazione di sistemi di gestione che attribuiscano la dovuta priorità alla sicurezza nucleare e l'adozione di misure per la prevenzione di incidenti e per la mitigazione delle relative conseguenze". Saranno poi necessarie due autorizzazioni distinte per il parco tecnologico e per il deposito.

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