Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio: "I tagli sono arrivati come un fulmine a ciel sereno, non posso esercitare la mia delega per la famiglia". La sua decisione dopo la scelta di Carandini, che ha lasciato la presidenza ai Beni Culturali
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Nessun rimborso spese alle coppie che adottano bambini all'estero. Nessun finanziamento ai progetti di conciliazione casa-lavoro. Stop ai prestiti per i nuovi nati e, infine, lavori in stand by per Commissione adozioni, Osservatorio sulla famiglia e Osservatorio sui minori. Rischia il collasso il Dipartimento per le politiche della Famiglia. Nelle tasche rimangono solo pochi spiccioli, insufficienti sia per la programmazione sia per le spese obbligatorie. In tre anni, dal 2008 al 2011, si sono subiti tagli "per il 90%". E il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, che accoglie la notizia "come un fulmine a ciel sereno", non ci sta. Invita il premier Silvio Berlusconi a "chiarire" il motivo per cui l"'Economia" ha tolto ulteriori stanziamenti al Dipartimento, lasciandolo di fatto senza risorse. Anche se non parla di dimissioni vere e proprie, perché viste le decurtazioni "il problema delle dimissioni non c'è, non c'è più nulla da cui dimettersi", Giovanardi avverte però il premier che la sua delega è a rischio: "E' chiaro che in queste condizioni non sono in grado di esercitarla".
"Se i tagli venissero confermati", spiega il Capo Dipartimento Roberto Marino, quest'anno al capitolo Famiglia rimarrebbero circa 25 milioni di euro. Una somma "da concordare comunque con le Regioni e non a nostra piena disponibilità", aggiunge Giovanardi. L'occasione dello sfogo del sottosegretario è un incontro al Cnel con il Forum delle associazioni familiari, anche loro fortemente "preoccupate" per le sorti del Dipartimento. "La Finanziaria del 2010 - ricorda Marino, fornendo alcuni dati - ci aveva stanziato circa 52 milioni di euro. Dopo un accantonamento di 5 milioni legato alla banda larga e a possibili minori introiti derivanti dalla vendita delle frequenze, ora rimangono 25 milioni. La Finanziaria del 2009, invece, ne aveva garantiti oltre 180, quella del 2008 e 2007 più di 300, quasi 350". E oltre al danno, anche la beffa: la ghigliottina ha ridotto gli stanziamenti degli altri dipartimenti della presidenza del Consiglio "del 10%, il nostro il 55%", sottolinea il sottosegretario.
Sulle dichiarazioni di Giovanardi si scatena la bufera politica, con critiche delle opposizioni e delle parti sociali. Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori, invita il sottosegretario a "chiedere scusa agli italiani per averli presi in giro". "La famiglia per questo governo non è davvero importante", rincara la dose il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione. Si tagliano i fondi alla famiglia, fa notare Donata Lenzi (Pd), mentre "il presidente del Consiglio pensa solo ad aumentare le poltrone nel governo". Per Donato Renato Mosella (Api) "ci troviamo di fronte all'ennesima farsa delle minacce di dimissioni perché manca il coraggio di dire alle famiglie italiane che ci saranno ulteriori tagli ai servizi e al sostegno". Il presidente delle Acli, Andrea Olivero, ritiene "indispensabile un cambio di passo"; Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, chiede le dimissioni del sottosegretario, mentre Pino Sgobio (Pdci-Federazione della Sinistra) le chiede all'intero esecutivo "che ha portato gli italiani sull'orlo del baratro sociale, economico e politico". Ma il ministro Gianfranco Rotondi rassicura: "Sulla famiglia il governo gioca il suo Dna valoriale e sicuramente il premier richiamerà la sua attenzione su questo allarme onesto e forte". E di "ulteriore discriminazione" per la famiglia parla il Movimento dei genitori-Moige.
Giovanardi non è certo il primo ad aver minacciato le dimissioni perché impossibilitato a svolgere il suo incarico a causa dei tagli. Prima di lui il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi aveva già fatto un passo simile. Di fatto però Bondi ha solo ventilato questa ipotesi ma non ha mai lasciato il suo incarico. Si è dimesso invece il presidente del Consiglio Superiore Andrea Carandini proprio per l'impossibilità con i tagli di riuscire a tutelare il patrimonio artistico.
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Giovanardi non è certo il primo ad aver minacciato le dimissioni perché impossibilitato a svolgere il suo incarico a causa dei tagli. Prima di lui il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi aveva già fatto un passo simile. Di fatto però Bondi ha solo ventilato questa ipotesi ma non ha mai lasciato il suo incarico. Si è dimesso invece il presidente del Consiglio Superiore Andrea Carandini proprio per l'impossibilità con i tagli di riuscire a tutelare il patrimonio artistico.