Vendola: Wikileaks fa luce negli scantinati del potere

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Il governatore esulta per i varchi nella censura e non teme rivelazioni imbarazzanti sul centrosinistra: con una classe dirigente che si blinda nel palazzo e si conforta con le proprie comunicazioni pubblicitarie, la verità ci farà liberi dal peccato

di Andrea Dambrosio

“Un paese che disinveste sulla cultura è un paese che si sta guadagnando un destino di marginalità e declino”. Nichi Vendola, governatore della Puglia e leader di Sinistra ecologia libertà, chiosa così sul Ddl Gelmini approvato alla Camera. E sulle manifestazioni e gli scontri di queste ore aggiunge: “Vedo il segno autoritario di un potere che è incapace di ascoltare e di costruire il dialogo con le componenti vitali della società italiana. Oggi siamo davvero alle prese con una classe dirigente che vive sotto assedio, si blinda nel palazzo, si conforta con le proprie comunicazioni pubblicitarie e autoreferenziali”.
Per il ministro Gelmini gli studenti che protestano rischiano di difendere lo status quo, gli interessi dei baroni universitari.
E’ uno di quei casi in cui, quando si fanno cose estremamente reazionarie, le si copre con argomenti estremamente rivoluzionari. La Gelmini, come il ministro Tremonti, sono l’estrema destra no global. È veramente comica l’idea che ricercatori, studenti, lavoratori siano inconsapevolmente dei portatori degli interessi dei baroni universitari. E’ una delle argomentazioni tipiche di un’epoca orwelliana.

A proposito di Orwell, Wikileaks è il grande fratello di questa epoca?
Quello che è accaduto in questi giorni con Wikileaks è emblematico del punto in cui siamo. A un certo punto abbiamo quasi immaginato, con Echelon, il grande fratello che metabolizza milioni di notizie, un grande occhio e orecchio orwelliano sull'intero mappamondo. Abbiamo temuto le tecnologie informatiche, telematiche, potessero rappresentare lo strumento più raffinatamente pericoloso di controllo sociale e di dominio. Oggi la rete è stata riacciuffata dal basso, la rete diventa la moltiplicazione dei varchi nella censura, per esempio in Cina, una straordinaria possibilità di socializzazione delle informazioni. La vicenda di Wikileaks è la permeabilità di un supercervello informatico ci consente di fare il contrario. Ciò che vive nel basso che improvvisamente ha accesso alla visione di quello che succede nelle segrete stanze di tutto ciò che è al vertice della piramide sociale. Un percorso inedito di potenziale trasparenza dei poteri.

E’ davvero possibile o auspicabile questa trasparenza totale?
Io vivo in un paese che, dopo 36 anni dalla strage di Piazza della Loggia, non è in grado di restituire giustizia a quelle povere vittime. Vivo in un paese in cui il segreto di Stato si ha l’impressione che non serva a  proteggere lo Stato ma piuttosto l’antistato, l’insieme di trame eversive che sono state covate anche in alcuni gangli delicati e strategici del mondo delle istituzioni. A partire da questa esperienza, vivaddio che si trovi un chiavistello, una lampada tascabile per schiudere l’uscio blindato ed entrare in quegli scantinati del potere e poter finalmente fare luce sulla storia nostra e sulla storia del mondo. Io dico sì.

E se domani Wikileaks pubblicasse dei documenti riservati sui passati governi di centrosinistra?
Come si dice con lessico cristiano: “La verità vi farà liberi dal peccato”. Stiamo entrando in un’epoca in cui le chance di conoscenza e di socializzazione delle conoscenze possono prospettare un percorso di incivilimento e di democratizzazione.

Lei ha ribadito che il centrosinistra deve ripartire dalle primarie. Quando?
Il quando è l’attualità. Non sto indicando le primarie come quando si pone una questione di metodo, le sto indicando come la leva utile in questa stagione politica. Bisognerebbe perlomeno discutere le modalità di organizzazione delle primarie. Le primarie hanno rimescolato fortemente le carte, riaperto i giochi della politica nella società. E’ accaduto in Puglia, a Milano, può accadere ovunque.

Veltroni ha detto che a Milano è stato un errore indicare un candidato, Stefano Boeri, come candidato del Pd. Condivide?
Quello che è sbagliato a me pare la militarizzazione delle primarie, viverle come un giudizio di Dio che colpisce una leadership o un’altra. Le primarie di Milano riguardano Milano non i gruppi dirigenti di Roma. Quando si mettono in campo le nomenclature c’è una reazione di rigetto. Giusto o non giusto che sia questo giudizio, questa reazione è indicativa di una crisi della politica su cui varrebbe la pena riflettere.

A Milano ha sostenuto Giuliano Pisapia: lei non fa parte della nomenclatura? 
Per tante ragioni le ho avute sempre tutte contro: di destra, di sinistra e di centro. Non è la costruzione di una mia autobiografia un po’ posticcia. È difficile che io venga percepito come un pezzo delle nomenklatura.

Lei chiuderà a Bari il Festival dell’Innovazione. Chiudiamo in modo "innovativo" anche questa intervista. A quali parole ricercate in Google farebbe corrispondere come risultato il termine “sinistra”?
Libertà. Le questioni del lavoro e del sapere riconducono tutte quante al nodo fondativo della parola libertà, al senso di questa parola. Cos’è la libertà? Una propensione consumistica o è libertà dal bisogno e dall’ignoranza, libertà dalla paura e dalla precarietà? Così penso io.

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