"Andiamo Oltre": i giovani del Pd si incontrano in campeggio

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Dopo la sconfitta elettorale un gruppo di militanti e amministratori del centro-nord si sono dati tre mesi di tempo e un "contratto a progetto" per approfondire alcuni temi. "Non siamo una corrente", giurano. Ma aggiungono: "Nel partito non ci capiscono"

di Serenella Mattera

Altro che caminetti, fondazioni, scuole di partito. C’è chi pensa che per fare politica, per raccogliere buone idee e anche per “radicarsi sul territorio”, basti una tenda e un sacco a pelo. Una “politica low cost”, in costante movimento. Un campeggio che “fa community” o, se si preferisce, “comunità”. “Sembrerà di essere su Facebook - promettono gli organizzatori ai partecipanti - perché l’importante non sarà quello che vi diremo noi, ma quello che vi direte tra voi”. Di qui il nome, “Alla pari”, scelto per il primo campeggio di “Andiamo Oltre”, un movimento nato all’interno del Partito democratico.

Amano le metafore, i giovani (si tratta per lo più di venti-trentenni) di Oltre. Elettori, militanti, amministratori locali del Pd (ma con aperture a chiunque sia interessato al progetto), che si sono riuniti per la prima volta a Milano il 10 aprile, subito dopo “l’ennesima" sconfitta elettorale. "Una sconfitta che aveva aperto il solito dibattito ombelicale all’interno del Pd, con qualcuno che sosteneva addirittura che bisognava cambiare il segretario Bersani”, racconta Pippo Civati, consigliere regionale lombardo e animatore dell’iniziativa. Per voltare pagina, i 500 partecipanti all’incontro milanese hanno allora deciso di avviare un “contratto a progetto”, della durata di tre mesi. Si sono dati, cioè, novanta giorni di tempo per approfondire tre temi (il Nord, i giovani e i ‘Mezzogiorni’ d’Italia) e presentare idee, proposte, documenti a uso e consumo del Pd e non solo. Con un’avvertenza: “Questo contratto – si legge – impegna a non prendere in considerazione le vicende interne del partito (cui abbiamo dedicato l’intera annata 2009). Ogni forma di subordinazione a logiche correntizie o a cordate a tempo indeterminato è bandita e esclusa. Il progetto è aperto a tutti e si basa sulla condivisione di una ‘banda larga’ di persone, senza capo ma con una lunga coda di lavoro da fare”.

Insomma, gli strumenti e il lessico della politica 2.0, per superare certe vecchie logiche. Chi partecipa al progetto, per dire, si fa chiamare solo per nome, per eliminare l’equivoco che vengano prima le persone delle idee: “Parlare di politica senza parlare di noi stessi”, riassume Civati. Che snocciola numeri: più di mille iscritti alla mailing list e quasi 2400 al gruppo Facebook di Oltre. Ed elenca quanto si è prodotto in questi mesi: un vademecum che sfata certi luoghi comuni sugli immigrati, un libro verde sulle contraddizioni della Lega, uno studio sulla Costituzione (che è “sotto attacco” da parte del governo), un “Manifesto del partito dei giovani”, un'indagine sull’astensionismo.

La tre giorni di campeggio organizzata dal 23 al 25 luglio ad Albinea, in provincia di Reggio Emilia, sarà l’occasione, in coincidenza con la scadenza del “contratto”, per discutere dei progetti (tra gli ospiti, anche il vicesegretario della Cgil, Susanna Camusso). Ma anche per incontrarsi con chi è dentro o anche “nei pressi” del Pd, e vuole parlare e confrontarsi. "Ne ho di cose da dire! - scrive l'operaio Nicola - Ho appena preso lo stipendio e pagando le cose arretrate non ho che 400 euro! Con quattro figli, come faccio ad arrivare al 15 agosto?".

Quella che qualche entusiasta ha già ribattezzato la "Woodstock democratica", però, non convince tutti. Oltre viene infatti sospettata di essere null’altro che una corrente. Composta da giovani, ma pur sempre una corrente, un potenziale trampolino di lancio per carriere politiche. Ma l’accusa viene rispedita al mittente: “Non siamo né una corrente, né una componente, né una mozione”. “La verità – dice Civati – è che non ci capiscono. Noi non tramiamo alle spalle di D’Alema o di Veltroni. Semplicemente, ci appassioniamo a quel che facciamo e diciamo: se ci viene qualche idea giusta, perché il Pd nazionale non la fa propria? Eppure - aggiunge - non riusciamo a uscire dal recinto dei cosiddetti ‘giovani’, perché i ‘maturi’ non vogliono prenderci sul serio”.

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