Maroni e Bossi contrari ad allargamenti della maggioranza ai centristi. Il ministro dell'Interno: "Meglio il voto". Casini smentisce di avere ricevuto proposte da Berlusconi alla cena da Bruno Vespa
Maggioranza in fibrillazione per l’ipotesi di allargamento all'Udc dopo la cena di giovedì scorso a casa di Bruno Vespa con Casini e Berlusconi.
“E' stata una serata piacevole io vado a cena spesso con chi lavora come me nelle istituzioni. Dialogo con Bersani e D'Alema non vedo perché non dovrei dialogare con il presidente del Consiglio. Detto questo, non mi è stata formulata alcuna offerta né quella sarebbe stata la sede”, chiarisce il leader Udc Pier Ferdinando Casini. Ma dalla Lega arriva una chiusura netta. Il leader Umberto Bossi non lascia spazio a fraintendimenti. "Se ci siamo noi, non ci possono essere loro", dice parlando con ‘La Padania’. Anche Gianfranco Fini, a quanto si apprende da autorevoli fonti della maggioranza, era stato invitato alla cena, ma il presidente della Camera ha declinato.
Per festeggiare i suoi 50 anni di attività professionale il conduttore di 'Porta a Porta' aveva riunito attorno a uno stesso tavolo il premier Silvio Berlusconi, il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi e il presidente di Generali Cesare Geronzi. Secondo indiscrezioni di stampa sul tavolo ci sarebbe stata un'offerta per portare, in autunno, i centristi nell'esecutivo con l'obiettivo di farne uscire Fini. “Il problema del rimpasto di governo - sottolinea il leader dell'Udc in un'intervista a SkyTG24 - non mi riguarda, non è una cosa cui io possa essere né direttamente né indirettamente interessato, e poi è una competenza del presidente del Consiglio, è un problema della maggioranza, non certo di chi come me fa l'opposizione”, rimarca Casini. “Qui non servono atti di trasformismo di qualcuno che saltabecca da una parte all'altra: qui serve una fase nuova di corresponsabilità nazionale”. Quindi Casini, parlando al Giornale Radio Rai, lancia un appello sia alla maggioranza (“la vostra sindrome di autosufficienza non serve”) sia alle altre forze politiche dell'opposizione (“non sediamo sull'Aventino”) per lavorare ad una “fase politica nuova”.
“E' stata una serata piacevole io vado a cena spesso con chi lavora come me nelle istituzioni. Dialogo con Bersani e D'Alema non vedo perché non dovrei dialogare con il presidente del Consiglio. Detto questo, non mi è stata formulata alcuna offerta né quella sarebbe stata la sede”, chiarisce il leader Udc Pier Ferdinando Casini. Ma dalla Lega arriva una chiusura netta. Il leader Umberto Bossi non lascia spazio a fraintendimenti. "Se ci siamo noi, non ci possono essere loro", dice parlando con ‘La Padania’. Anche Gianfranco Fini, a quanto si apprende da autorevoli fonti della maggioranza, era stato invitato alla cena, ma il presidente della Camera ha declinato.
Per festeggiare i suoi 50 anni di attività professionale il conduttore di 'Porta a Porta' aveva riunito attorno a uno stesso tavolo il premier Silvio Berlusconi, il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi e il presidente di Generali Cesare Geronzi. Secondo indiscrezioni di stampa sul tavolo ci sarebbe stata un'offerta per portare, in autunno, i centristi nell'esecutivo con l'obiettivo di farne uscire Fini. “Il problema del rimpasto di governo - sottolinea il leader dell'Udc in un'intervista a SkyTG24 - non mi riguarda, non è una cosa cui io possa essere né direttamente né indirettamente interessato, e poi è una competenza del presidente del Consiglio, è un problema della maggioranza, non certo di chi come me fa l'opposizione”, rimarca Casini. “Qui non servono atti di trasformismo di qualcuno che saltabecca da una parte all'altra: qui serve una fase nuova di corresponsabilità nazionale”. Quindi Casini, parlando al Giornale Radio Rai, lancia un appello sia alla maggioranza (“la vostra sindrome di autosufficienza non serve”) sia alle altre forze politiche dell'opposizione (“non sediamo sull'Aventino”) per lavorare ad una “fase politica nuova”.