Regioni contro la manovra. Formigoni: "Incostituzionale"

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Duro documento contro la finanziaria: “Costruita senza condivisione". Il governatore della Lombardia (Pdl): "Così salta il federalismo”. Il presidente del Piemonte Cota (Lega) firma il testo ma poi dichiara: “Condivido l’impostazione della manovra”

La manovra economica del governo.
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Una manovra a rischio di incostituzionalità. Perché intacca il principio del collegamento diretto fra le funzioni conferite alle Regioni e le risorse necessarie per il loro esercizio. Le Regioni lo scrivono nero su bianco nel documento approvato all'unanimità e il governatore della Lombardia Roberto Formigoni lo esemplifica durante la conferenza stampa convocata per sottolineare l'impatto che il provvedimento economico varato dal governo avrà. Con un terzo in meno di trasferimenti per il trasporto pubblico locale, spiega il governatore, le Regioni che hanno contratti, ad esempio con Trenitalia, si troveranno, il giorno dopo, con un possibile taglio di un terzo dei treni da parte della società che "probabilmente licenzierà un terzo del personale decidendo magari di fare causa alla Regione e vincendola".

Per non parlare dei fondi per la famiglia "integralmente spazzati via"; 130 milioni di euro, prosegue Formigoni nell'esempio, "non era grande cosa" ma questo taglio è "un pessimo segnale". E al danno, aggiunge, si unisce anche la "beffa: vengono tolti i finanziamenti per esercitare le funzioni ma non ci vengono tolte le funzioni. C'è un rischio di incostituzionalità". A questo si aggiunga che la legge sulla contabilità approvata nel 2009 impegna il Governo a intervenire sul bilancio passando per la conferenza Stato-Regioni. "Questo non è stato" ed è "un pessimo segnale per tutto il Paese. A 15 giorni dall'approvazione del primo decreto legislativo sul federalismo non è accettabile che si vada in direzione totalmente opposta".

Fa discutere però la dichiarazione del presidente della Regione Piemonte Roberto Cota al termine della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. "La mia posizione è che bisogna trovare il modo di evitare di penalizzare le Regioni virtuose, bisogna insomma distinguere tra chi si comporta in modo virtuoso e chi no". . "Io condivido l'impostazione della manovra - ha aggiunto Cota - è necessario che venga fatta". “Nel documento approvato all'unanimità dalle Regioni – aggiunge Cota – viene confermato da parte nostra un atteggiamento costruttivo". Per Cota, infine, non è a rischio il federalismo fiscale, "anzi, la manovra evidenzia che esso e necessario e indifferibile".

Le parole di Cota suscitano la reazione del presidente dei governatori, Vasco Errani, che sostiene il documento che definisce "irricevibile" la manovra economica e nel quale si sostiene che questa mette a rischio il federalismo fiscale "l'ha firmato anche lui".

Per il governatore del Lazio Renata Polverini "l'obiettivo delle Regioni non è quello di tirarsi fuori da una manovra che riteniamo utile nel contesto europeo. Vogliamo partecipare e vogliamo veder partecipare in maniera equa tutte le varie componenti". Secondo la Polverini, oltre ai tagli che colpiscono le Regioni, c'è il rischio di ulteriore penalizzazione: "I ministeri potranno decidere dove tagliare e non mi sento di escludere che taglieranno sui trasferimenti alle Regioni". A ciò si aggiunge il patto sugli ammortizzatori sociali, ha proseguito Polverini, "che vede un grande  contributo delle Regioni e che ci è stato chiesto di rinnovare. Ciò si sommerà alla manovra".

Intanto però la Commissione europea promuove la manovra del governo italiano, che "diminuisce soprattutto la spesa corrente" e "rafforza gli sforzi aggiuntivi per il 2011-2012" confermando l'obiettivo al 5% per il rapporto deficit/Pil nel 2010. "Le autorità italiane - si legge nella nota della Commissione, che oggi ha dato il suo giudizio positivo su tutti i 12 paesi che hanno in corso procedure per deficit eccessivo - stanno mettendo in campo le misure di consolidamento per il 2010, prese nell'ambito del pacchetto del 2008 per il periodo 2009/2011, così come raccomandato dal Consiglio europeo, riducendo così dello 0,5% circa il deficit rispetto al Pil".

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