Il presidente della Camera durante l'incontro con gli ex An: "Non è in discussione la nostra permanenza nella maggioranza e nel Pdl"."Rispettare programma davanti agli elettori. Chi va in tv non lo dimentichi". Possibili dimissioni di Bocchino
Direzione nazionale Pdl: L'INTERVENTO DI SILVIO BERLUSCONI - L'INTERVENTO DI GIANFRANCO FINI - GUARDA TUTTE LE FOTO
Dentro il Pdl, leali al governo e alla maggioranza ma liberi di dissentire: Gianfranco Fini fa il punto con i parlamentari che gli sono rimasti fedeli, cerca di rassicurare i finiani che lo hanno seguito nell'ultimo strappo e di mostrare loro la rotta, nella sala della Camera intitolata all'indimenticato Pinuccio Tatarella. Contare tutti i 'finiani' anche oggi è impossibile per la stampa, tenuta rigorosamente lontana dal vertice della minoranza del Pdl da uno stuolo di commessi di Montecitorio. Si può dire invece che qualcuno già scende dalla scialuppa (oggi Amedeo Laboccetta, dopo un colloquio di quasi un'ora nello studio del presidente Fini, dice "Io non ci sto") e altri non si censurano nelle critiche. Roberto Menia, fedelissimo dell'ex leader di An e suo amico personale, chiede ad esempio "Dove si va a sbattere? Qual è la strategia?". "Siamo passati da ipotesi di gruppi autonomi ad una non definita area di minoranza - rimarca Menia -. E Fini, da leader di An a capo di una piccola minoranza. Ne valeva la pena?". E il sottosegretario all'Ambiente chiede che siano censurati, anzi "licenziati i vari fautori di governi tecnici e ribaltoni, come a suo giudizio è il direttore di Farefuturo Alessandro Campi.
La riunione si fa lunga, ognuno dice la sua e Fini ascolta, palesemente desideroso di dilatare al massimo lo spazio del confronto interno, tanto che resti agli atti la differenza rispetto alla direzione di giovedì scorso e alla liturgia celebrativa dell'operato del governo e del suo premier Silvio Berlusconi, naturalmente fatto salvo il grave scontro tra i due co-fondatori. "Non è in discussione la permanenza nel Pdl - mette subito in chiaro l'ex leader di An - e dobbiamo garantire la massima lealtà alla coalizione e alla maggioranza di governo, dobbiamo mostrare agli elettori totale fedeltà al programma elettorale". Un'indicazione soprattutto ad uso di chi da oggi in poi andrà in tv o farà dichiarazioni. Nessun pretesto, insomma, offerto a chi vuole bollare la nuova "minoranza politico-culturale" come un manipolo di facinorosi pronti a sabotare l'agenda di governo. Fini torna a spiegare che non si può accettare una Lega 'dominus' della coalizione e che il federalismo fiscale può essere realizzato a patto che non ci sia un Nord che se ne avvantaggia rispetto al Sud. Poi chiede ai suoi di affrontare i prossimi delicati passaggi parlamentari, primo tra tutti quello sulle intercettazioni, senza censurare divergenze di opinioni ma con spirito costruttivo. Non ci saranno imboscate nè le "scintille in Parlamento" di cui parlava Sandro Bondi al termine della direzione. Un concetto che Fini tornerà a spiegare domani in tv ospite di Ballarò, seconda tappa mediatica dopo 'In 1/2 ora' di Lucia Annunziata di una campagna televiva che l'ex leader di An vuole fare per spiegare agli italiani le sue posizioni politiche.
Dopo aver definito ieri "irresponsabili" coloro che spingeranno verso le elezioni anticipate, Fini cerca oggi di coinvolgere i suoi in un'ottica costruttiva. "Facciamo un seminario - li esorta - un convegno con le nostre proposte che funga da piattaforma programmatica per rendere più forte il Pdl". C'è già una data in agenda: venerdì 14 maggio. Intanto, resta la questione relativa ad Italo Bocchino, capogruppo vicario del Pdl che, per evitare polemiche e strumentalizzazioni politiche, domani vuole consegnare 'brevi manu' al capogruppo Fabrizio Cicchitto la lettera delle sue dimissioni. "Adesso toccherà a loro darci una risposta", spiega Bocchino nella riunione, forse alludendo alla clausola del regolamento approvato dal gruppo che lega il destino di Bocchino a quello di Cicchitto, essendo stati eletti in ticket. Insomma: simul stabunt, simul cadent.
Sullo scontro interno al Pdl era intervenuto anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con una battuta detta durante la conferenza stampa con Vladimir Putin: "Sono esperto di molte cose, urbanistica, sport, editoria, televisione e amministrazione pubblica. Ma sul segreto di una collaborazione proficua in politica non mi esprimo, del resto non ho un'esperienza particolarmente felice nei matrimoni. Comunque ho già detto di non aver litigato con nessuno, per litigare bisogna essere in due, per divorziare basta uno".
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La riunione si fa lunga, ognuno dice la sua e Fini ascolta, palesemente desideroso di dilatare al massimo lo spazio del confronto interno, tanto che resti agli atti la differenza rispetto alla direzione di giovedì scorso e alla liturgia celebrativa dell'operato del governo e del suo premier Silvio Berlusconi, naturalmente fatto salvo il grave scontro tra i due co-fondatori. "Non è in discussione la permanenza nel Pdl - mette subito in chiaro l'ex leader di An - e dobbiamo garantire la massima lealtà alla coalizione e alla maggioranza di governo, dobbiamo mostrare agli elettori totale fedeltà al programma elettorale". Un'indicazione soprattutto ad uso di chi da oggi in poi andrà in tv o farà dichiarazioni. Nessun pretesto, insomma, offerto a chi vuole bollare la nuova "minoranza politico-culturale" come un manipolo di facinorosi pronti a sabotare l'agenda di governo. Fini torna a spiegare che non si può accettare una Lega 'dominus' della coalizione e che il federalismo fiscale può essere realizzato a patto che non ci sia un Nord che se ne avvantaggia rispetto al Sud. Poi chiede ai suoi di affrontare i prossimi delicati passaggi parlamentari, primo tra tutti quello sulle intercettazioni, senza censurare divergenze di opinioni ma con spirito costruttivo. Non ci saranno imboscate nè le "scintille in Parlamento" di cui parlava Sandro Bondi al termine della direzione. Un concetto che Fini tornerà a spiegare domani in tv ospite di Ballarò, seconda tappa mediatica dopo 'In 1/2 ora' di Lucia Annunziata di una campagna televiva che l'ex leader di An vuole fare per spiegare agli italiani le sue posizioni politiche.
Dopo aver definito ieri "irresponsabili" coloro che spingeranno verso le elezioni anticipate, Fini cerca oggi di coinvolgere i suoi in un'ottica costruttiva. "Facciamo un seminario - li esorta - un convegno con le nostre proposte che funga da piattaforma programmatica per rendere più forte il Pdl". C'è già una data in agenda: venerdì 14 maggio. Intanto, resta la questione relativa ad Italo Bocchino, capogruppo vicario del Pdl che, per evitare polemiche e strumentalizzazioni politiche, domani vuole consegnare 'brevi manu' al capogruppo Fabrizio Cicchitto la lettera delle sue dimissioni. "Adesso toccherà a loro darci una risposta", spiega Bocchino nella riunione, forse alludendo alla clausola del regolamento approvato dal gruppo che lega il destino di Bocchino a quello di Cicchitto, essendo stati eletti in ticket. Insomma: simul stabunt, simul cadent.
Sullo scontro interno al Pdl era intervenuto anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con una battuta detta durante la conferenza stampa con Vladimir Putin: "Sono esperto di molte cose, urbanistica, sport, editoria, televisione e amministrazione pubblica. Ma sul segreto di una collaborazione proficua in politica non mi esprimo, del resto non ho un'esperienza particolarmente felice nei matrimoni. Comunque ho già detto di non aver litigato con nessuno, per litigare bisogna essere in due, per divorziare basta uno".
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