In piazza un milione di manifestanti, dice il Pdl. Per la questura 150mila. "Patto per l'Italia": gli aspiranti governatori giurano sul palco. Bersani: il premier parla da capo popolo non da capo di governo
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Il premier Silvio Berlusconi, usando un'espressione romana, lo aveva detto: "scendere in piazza? Quando ce vo' ce vo"'. E il suo popolo, il Popolo della Libertà (oltre un milione di persone, secondo il coordinatore del partito Denis Verdini, molti di meno secondo l'opposizione, circa 150 mila per la Questura) ha risposto all'appello e da tutta Italia con treni e pullman è accorso a Roma, invadendola per un giorno nel nome del"'amore che vince sempre sull'invidia e sull'odio", come recita lo slogan della manifestazione. Un messaggio ripetuto a caratteri cubitali sull'immenso palco montato a piazza San Giovanni, in perfetto stile hollywoodiano, punto di arrivo dei due cortei: uno è partito da Colli Albani; l'altro, con in testa il governo , il sindaco di Roma Gianni Alemanno e altri esponenti dei vertici del Pdl, dal Circo Massimo. Un fiume dominato dal bianco degli stendardi del Pdl, ma anche soprattutto dal tricolore.
Dal palco al di là dei consueti attacchi ai "magistrati politicizzati" e alla "sinistra senza il senso dello Stato", il messaggio che Silvio Berlusconi ha voluto ribadire dal palco di piazza San Giovanni è un altro e suona più o meno così: date alla maggioranza un'altra chance, consentiteci di portare a termine la legislatura e vi prometto che finalmente farò le tanto attese riforme. Un appello agli elettori moderati che suona come l'estremo tentativo di limitare l'astensionismo, che tanto preoccupa il leader del centrodestra in vista delle voto di fine marzo, ma anche un modo per tenere compatta la maggioranza quando le urne saranno chiuse.
Il resto del comizio, sicuramente meno incisivo del solito, segue il solito canovaccio. "Siamo qui per reagire a due mesi di attacchi offensivi della sinistra" che "cavalca inchieste a orologeria e non ha il senso dello Stato". Ma anche per reagire contro i "giudici politicizzati" che hanno "il ritratto di Che Guevara" in ufficio o che gettano via soldi pubblici per intercettazioni inutili. Un modo per "difendere il diritto al voto e il diritto a non essere spiati", insomma. Poi tira fuori il suo repertorio: "l'amore vince sempre sull'invidia e l'odio", l'opposizione è una "mescolanza terrificante", "ammanettata al campione del giustizialismo" Antonio Di Pietro, mentre sulla tv pubblica vanno in onda "pollai e processi farsa" pagati dai contribuenti.
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