Giustizia, Anm: procure vuote, si rischia la paralisi

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L'Associazione nazionale dei magistrati lancia l'allarme per lo svuotamento degli organici delle Procure: in questa condizione "gli annunci di impegni sulla lotta alla crimine e sui tempi dei processi non sono credibili"

Le Procure italiane sono vuote e "a fronte della situazione creatasi negli uffici giudiziari più esposti, le proclamazioni dell'intento di abbreviare i tempi del processo e di rafforzare la lotta al crimine appaiono prive di ogni credibilità".

Lo afferma la Giunta dell' Associazione Nazionale Magistrati in un documento approvato oggi in cui lancia l' "ultimo allarme sull'ulteriore aggravamento della situazione in molte procure della Repubblica, alcune delle quali totalmente prive sia del capo dell'ufficio sia dei sostituti; e molte altre, con scoperture di organico anche del 60 per cento".

"E' ormai evidente il rischio, anzi la certezza - afferma il sindacato delle toghe - di una vera e propria paralisi della giurisdizione, che si traduce nella abdicazione dello Stato al controllo del territorio, e alla tutela della sicurezza dei cittadini, in zone segnate dalla pesante presenza della criminalità organizzata e mafiosa, e della delinquenza diffusa. Alcuni uffici giudiziari del Sud sono ormai completamente carenti di magistrati. In altri uffici, sia al Sud che al Nord, le scoperture di organico sono superiori al 60%. In un avamposto della lotta alla mafia come la Procura di Palermo mancano ben 16 pubblici ministeri".

A fare le spese di questa situazione "saranno, come sempre, i cittadini onesti", sottolinea l' Anm rilanciando le proposte già presentate al Governo, al Parlamento e al Consiglio superiore della magistratura.
"L'unica soluzione stabile ed efficace al problema - ribadiscono i vertici dell' Associazione - è la completa e organica revisione della distribuzione degli uffici sul territorio, secondo le indicazioni più volte fornite dall'Anm; nell'immediato l'unica soluzione ragionevole è quella di una deroga temporanea e limitata al divieto di destinare i magistrati di prima nomina a funzioni requirenti e monocratiche penali".

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