Lo ha affermato il Guardasigilli durante il question time alla Camera aggiungendo che l'impatto del processo breve sarà molto meno traumatico di quanto prospettato. Anm: non credo che la realtà corrisponda alla rosea previsione di via Arenula
Rispondendo al Question time della Camera, il ministro della Giustizia Angelino Alfano è tornato a parlare del ddl sul processo breve aprendo la porta a “eventuali suggerimenti per migliorare il testo”. Il guardasigilli ha poi aggiunto che “senza pretese di definitività e di assolutezza, si può stimare che i procedimenti che si prescriveranno saranno contenuti in una percentuale collocata intorno all’1 per cento del totale dei procedimenti penali oggi pendenti in Italia, senza calcolare l’incidenza delle assoluzioni. Si può sin da ora desumere un impatto molto, molto meno traumatico rispetto a quello da più parti, forse troppo enfaticamente certamente in modo intempestivo, ipotizzato”.
“Il disegno di legge - ha sottolineato il guardasigilli- soddisfa da un lato l’aspettativa dell’imputato a che il processo si concluda entro un tempo ragionevole; dall’altro quello dell’apparato giudiziale e della società civile ad ottenere un giustizia finalmente effettiva. Per tali ragioni il diritto dell’imputato a non restare sotto la soggezione del processo per un periodo di tempo troppo lungo può essere pienamente soddisfatto prevedendo ex lege termini di durata massima dei diversi gradi di giudizio, il cui superamento obbliga il giudice della fase a pronunciare una sentenza di non doversi procedere”.
Secca la risposta dell’Anm. Il presidente dell’Associazione magistrati Luca Palamara ha commentato le parole del Guardasigilli in questo modo: "Non credo che la realtà corrisponda alla rosea previsione di via Arenula. E comunque decine di migliaia di vittime del reato private di giustizia non sono un dato di cui poter essere soddisfatti". "Se la previsione fosse vera, più di 30 mila procedimenti andrebbero a mare, cioè sarebbero estinti. Ciò significa dire a 35 mila vittime di reato che lo Stato rinuncia a fare giustizia e significa non processare chi e' imputato di fatti che hanno destato allarme sociale". "Noi continueremo a monitorare la reale incidenza di questo provvedimento" aggiunge Palamara, che rivolgendosi alla maggioranza osserva: "questi conti sarebbe stato opportuno farli prima della presentazione del ddl e non dopo".
“Il disegno di legge - ha sottolineato il guardasigilli- soddisfa da un lato l’aspettativa dell’imputato a che il processo si concluda entro un tempo ragionevole; dall’altro quello dell’apparato giudiziale e della società civile ad ottenere un giustizia finalmente effettiva. Per tali ragioni il diritto dell’imputato a non restare sotto la soggezione del processo per un periodo di tempo troppo lungo può essere pienamente soddisfatto prevedendo ex lege termini di durata massima dei diversi gradi di giudizio, il cui superamento obbliga il giudice della fase a pronunciare una sentenza di non doversi procedere”.
Secca la risposta dell’Anm. Il presidente dell’Associazione magistrati Luca Palamara ha commentato le parole del Guardasigilli in questo modo: "Non credo che la realtà corrisponda alla rosea previsione di via Arenula. E comunque decine di migliaia di vittime del reato private di giustizia non sono un dato di cui poter essere soddisfatti". "Se la previsione fosse vera, più di 30 mila procedimenti andrebbero a mare, cioè sarebbero estinti. Ciò significa dire a 35 mila vittime di reato che lo Stato rinuncia a fare giustizia e significa non processare chi e' imputato di fatti che hanno destato allarme sociale". "Noi continueremo a monitorare la reale incidenza di questo provvedimento" aggiunge Palamara, che rivolgendosi alla maggioranza osserva: "questi conti sarebbe stato opportuno farli prima della presentazione del ddl e non dopo".