Veneto alla Lega? "Facciamo le primarie e vediamo chi vince"
PoliticaLo scontro nel centrodestra sul futuro governatore si gioca anche in rete. L'attuale presidente Giancarlo Galan (Pdl) può contare su una fittissima rete di blog che appoggiano la sua ricandidatura, ma su Facebook i leghisti insistono: "bisogna cambiare"
di Filippo Maria Battaglia
Siti, blog, forum e social-network: in Veneto, la battaglia per decidere chi sarà il prossimo candidato governatore del centrodestra finisce anche sul web.
Da un lato, i militanti leghisti, che considerano ormai “il caso chiuso”: toccherà a Bossi - dicono - decidere quale sarà il nome del successore di Giancarlo Galan.
Dall'altro, i supporter dell'attuale presidente della regione, che invece - forti delle sue recenti dichiarazioni - premono affinché venga eletto alla presidenza per il quarto mandato consecutivo. "La missione non è facile" ammettono i suoi sotenitori, riuniti attorno a un appello e a un progetto, con un nome peraltro assai significativo (Pdvl, ovvero Popolo veneto delle libertà). Eppure, le adesioni (e le critiche ai dirigenti nazionali) non sembrano mancare.
Sul sito del governatore del Friuli-Venezia Giulia, Renzo Tondo, un elettore ad esempio equipara il Pdl a un “partito che non c'è. È solo un algoritmo elettorale che ha sfiancato la passione politica di quelli che hanno dato molto senza volere nulla almeno in FI. Non solo la democrazia è sparita, ma anche la quotidiana dialettica ne risente”; quindi, esorta: “Vota Galan!”.
Non è il solo: il blog “Legnano per Galan Presidente” ha indirizzato al premier un appello “per sapere se anche lei, come molti altri, sta dalla parte di un Veneto libero, libero perché determinato a non consegnarsi agli intrighi e agli interessi di ‘superiori autorità’”.
Commenti dello stesso tenore si leggono su Facebook: in uno dei gruppi dedicati al governatore, Lorenzo invita a continuare a sostenere Galan perché “la presidenza della Regione non deve essere una contrattazione tra partiti! Qui ci si dimentica che sono i cittadini a dover scegliere i propri rappresentanti!”.
Gli fa eco Simone, che chiede “le primarie, e vediamo chi le vince”, ma c’è anche chi non è d’accordo. Nella stessa pagina, Giovanni spiega così il suo "no" al quarto mandato: “Galan pretende di poter trattare il Veneto come una sua proprietà privata. Io dico stop. Sono 15 anni che è alla presidenza, direi che posson bastare. L’unica sua occupazione è sparare a zero contro gli alleati di cui ha bisogno per governare”.
E se su Facebook il leghista Luca si sfoga scrivendo “Padroni a casa nostra!!!”, a suonare la carica per una presidenza in camicia verde sono in particolare i giovani padani: “non si vergognano un po' Galan ed anche Formigoni, a voler a tutti i costi fare il quarto mandato consecutivo alla guida della propria Regione? Dico io, non gli vengono in mente delle ambizioni diverse?”.
Un uomo di Bossi per il Veneto, dunque? Sarebbe “sacrosanto”, a patto però che il prossimo candidato “non sia Zaia, ma solamente perché la Padania perderebbe il miglior ministro dell'agricoltura che abbia mai avuto!”.
Il rimpianto maggiore, però, è quello di Michele: “peccato che non si possono avere due presidenti!”, scrive. Una soluzione evidentemente impraticabile; l'unica, però, che sembrerebbe in grado di sedare gli animi dei militanti del centrodestra. Almeno per il momento.
Siti, blog, forum e social-network: in Veneto, la battaglia per decidere chi sarà il prossimo candidato governatore del centrodestra finisce anche sul web.
Da un lato, i militanti leghisti, che considerano ormai “il caso chiuso”: toccherà a Bossi - dicono - decidere quale sarà il nome del successore di Giancarlo Galan.
Dall'altro, i supporter dell'attuale presidente della regione, che invece - forti delle sue recenti dichiarazioni - premono affinché venga eletto alla presidenza per il quarto mandato consecutivo. "La missione non è facile" ammettono i suoi sotenitori, riuniti attorno a un appello e a un progetto, con un nome peraltro assai significativo (Pdvl, ovvero Popolo veneto delle libertà). Eppure, le adesioni (e le critiche ai dirigenti nazionali) non sembrano mancare.
Sul sito del governatore del Friuli-Venezia Giulia, Renzo Tondo, un elettore ad esempio equipara il Pdl a un “partito che non c'è. È solo un algoritmo elettorale che ha sfiancato la passione politica di quelli che hanno dato molto senza volere nulla almeno in FI. Non solo la democrazia è sparita, ma anche la quotidiana dialettica ne risente”; quindi, esorta: “Vota Galan!”.
Non è il solo: il blog “Legnano per Galan Presidente” ha indirizzato al premier un appello “per sapere se anche lei, come molti altri, sta dalla parte di un Veneto libero, libero perché determinato a non consegnarsi agli intrighi e agli interessi di ‘superiori autorità’”.
Commenti dello stesso tenore si leggono su Facebook: in uno dei gruppi dedicati al governatore, Lorenzo invita a continuare a sostenere Galan perché “la presidenza della Regione non deve essere una contrattazione tra partiti! Qui ci si dimentica che sono i cittadini a dover scegliere i propri rappresentanti!”.
Gli fa eco Simone, che chiede “le primarie, e vediamo chi le vince”, ma c’è anche chi non è d’accordo. Nella stessa pagina, Giovanni spiega così il suo "no" al quarto mandato: “Galan pretende di poter trattare il Veneto come una sua proprietà privata. Io dico stop. Sono 15 anni che è alla presidenza, direi che posson bastare. L’unica sua occupazione è sparare a zero contro gli alleati di cui ha bisogno per governare”.
E se su Facebook il leghista Luca si sfoga scrivendo “Padroni a casa nostra!!!”, a suonare la carica per una presidenza in camicia verde sono in particolare i giovani padani: “non si vergognano un po' Galan ed anche Formigoni, a voler a tutti i costi fare il quarto mandato consecutivo alla guida della propria Regione? Dico io, non gli vengono in mente delle ambizioni diverse?”.
Un uomo di Bossi per il Veneto, dunque? Sarebbe “sacrosanto”, a patto però che il prossimo candidato “non sia Zaia, ma solamente perché la Padania perderebbe il miglior ministro dell'agricoltura che abbia mai avuto!”.
Il rimpianto maggiore, però, è quello di Michele: “peccato che non si possono avere due presidenti!”, scrive. Una soluzione evidentemente impraticabile; l'unica, però, che sembrerebbe in grado di sedare gli animi dei militanti del centrodestra. Almeno per il momento.