Il nero di Burri. Materia, luce e sguardo interiore

Umbria

Nel museo di Città di Castello, toccare per 'vedere' le opere

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(ANSA) - CITTA DI CASTELLO, 14 APR - Il nero prima di ogni altro colore, il buio prima della luce. Una immersione sensoriale, un invito a scoprire l' arte toccandola per dare via libera allo sguardo interiore e alla percezione più profonda.
    Comincia così nei grandi spazi degli Ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello il viaggio particolare tra le opere di Alberto Burri riunite fino al 28 agosto nella mostra ''La Luce del nero'' accanto ai lavori di altri grandi artisti del Novecento che si sono confrontati con questo colore. Consentire, anche grazie al linguaggio braille, a chi non ha la vista o è ipovedente di entrare in contatto con i materiali plasmati dal maestro dell' informale è uno degli obiettivi pensati da Bruno Corà, presidente della Fondazione Burri, nella scia del progetto europeo dedicato all' arte e alla disabilità visiva in collaborazione con il museo irlandese Glucksman di Cork e il Suvremene Umjetnosti di Zagabria, prossime tappe dell' esposizione. Il buio della 'Camera sensoriale' è allora il punto di partenza che avvolge i visitatori, senza di distinzioni di capacità visive. Non potendo toccare le 38 opere selezionate, si possono mettere le mani su pannelli in braille e sulle riproduzioni in scala con catrame, pomice, tessuto, legno, ferro, plastica, cellotex, caolino e prodotti vinilici considerati estranei alle tecniche accademiche che l' artista ha utilizzato per la sua rivoluzione. La mostra segna anche la riapertura degli ex Seccatoi di Tabacco, sede espositiva dei grandi cicli pittorici di Burri insieme con Palazzo Albizzini che ospita la produzione classica, dopo sette anni di lavori un investimento di dieci milioni di euro.
    Dalla seconda metà del Novecento Burri ha usato il nero più di ogni altro artista. Cominciò nel 1948 appunto con il materico Nero 1, con le sue sfumature cromatiche messe in risalto dal quadratino azzurro in alto a destra della tela. Da allora la sua ricerca si sviluppò con una intensità sempre più marcata a partire dagli anni Settanta e Ottanta. A documentare la ricerca artistica di quegli anni contribuiscono le opere di grandi maestri, da Lucio Fontana, a Bizhan Bassiri, Enrico Castellani, Hans Hartung, Emilio Isgrò, Jannis Kounellis, Mario Schifano.
    (ANSA).
   

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