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Anziana uccisa a Melzo, la figlia resta in carcere per omicidio

Sicilia

Lo ha stabilito il gip di Milano, secondo cui i "motivi fondanti" dell'omicidio sono "da ricondursi all'assoluta incapacità dimostrata dall'indagata nel sopportare il decadimento fisico e mentale altrui e, in particolare, di coloro che le sono affettivamente legati”

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Il gip di Milano, Giulio Fanales, ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare in carcere per omicidio volontario aggravato e vilipendio di cadavere aggravato per Rosa Fabbiano, 58 anni, rinchiusa a San Vittore per aver ucciso l'anziana madre Lucia Cipriano, 84 anni, trovata morta, dopo circa due mesi, e fatta a pezzi nella vasca da bagno della sua abitazione di Melzo, nel Milanese. Ieri la donna nell'interrogatorio davanti al giudice, alla presenza anche dell'aggiunto Laura Pedio e del pm Elisa Calanducci, titolari dell'inchiesta condotta dai carabinieri, si era avvalsa della facoltà di non rispondere, così come già aveva fatto davanti agli inquirenti nella serata di giovedì scorso.

L’ordinanza del gip

I "motivi fondanti" dell'omicidio sono "da ricondursi all'assoluta incapacità dimostrata dall'indagata nel sopportare il decadimento fisico e mentale altrui e, in particolare, di coloro che le sono affettivamente legati”, scrive il gip nell'ordinanza di convalida del fermo e di applicazione della misura cautelare in carcere. Per il giudice sussiste il pericolo di reiterazione del reato da parte della donna: "Esiste un concreto ed attuale pericolo di commissione di reati della medesima specie - riferisce - desumibile, in primo luogo, dai motivi fondanti dell'agire delittuoso in parola". Circostanza tale, secondo il gip, "da fare ragionevolmente presumere la possibilità del ripetersi di simili azioni a fronte di una qualsivoglia condizione similare in cui l'indagata possa venirsi a trovare nelle usuali ed alterne vicende di vita". Per il gip inoltre è "al di fuori di ogni logica rappresentazione l'ipotesi astratta" della morte "riconducibile a causa naturale, o comunque a fattore accidentale, cui avrebbe fatto seguito la sola attività di sezionamento del cadavere". A carico di Rosa Fabbiano, secondo il gip, c'è "un quadro probatorio granitico". 

La testimonianza del marito della 58enne

Come si legge nell’ordinanza, il marito di Rosa Fabbiano ha messo a verbale "di avere sempre osservato la moglie occuparsi in via esclusiva della suocera", che aveva altre due figlie, e di avere saputo da lei "alla fine del mese di marzo, che la madre" sarebbe stata "ricoverata all'interno di un centro di assistenza e cura non meglio precisato", così diceva, "in ragione del deterioramento delle sue condizioni psichiche". E sempre l'uomo ha raccontato "di avere constatato, a seguito di ciò, che la moglie mostrava particolare ritrosia nel parlare ulteriormente della suocera, a detta di lei oramai non più curabile, perché affetta da una forma irreversibile di demenza".

La testimonianza della sorella

Il 26 maggio scorso, quando un'altra figlia della donna, che vive a Trento, era arrivata a Melzo perché non riusciva più a contattare la madre da un paio di mesi, Rosa Fabbiano l'ha portata nella casa dell'anziana ripetendole, però, "No, non andare in bagno", dove il cadavere dell’anziana è stato ritrovato. Poi, fuori dall'abitazione Fabbiano era fuggita via: si è anche avvicinata "ad un fossato presente nelle vicinanze", spiega il gip, e ha tentato "di gettarsi, venendo però trattenuta per la maglietta dalla sorella". È in quel momento che avrebbe detto: "Sono stanca. Ho fatto un disastro! Vi ho rovinato la vita a tutti".

La sorella dell'arrestata ha raccontato agli inquirenti che era riuscita a sentire la madre "per l'ultima volta al telefono" il 22 marzo e che la sorella Rosa l'aveva "informata" del "notevole peggioramento delle condizioni psicofisiche della madre". Il 12 aprile, poi, sempre Rosa ha detto alla sorella "di avere portato la madre a casa propria, per poterla accudire più agevolmente". E poi con messaggi le aveva riferito "l'intenzione di collocare la madre all'interno di una residenza sanitaria". Tutte informazioni false, secondo le indagini, per coprire il delitto che la donna potrebbe aver commesso già a fine marzo. A fronte delle richieste "insistenti della sorella circa le condizioni della madre" la 58enne "rispondeva in modo evasivo, facendo riferimento ad una presunta positività al Covid, oppure ad un asserito ricovero della stessa presso il reparto psichiatrico dell'Ospedale di Melegnano".

Anche la terza figlia dell'anziana ha dichiarato agli inquirenti "di avere perso ogni contatto personale e telefonico con la madre circa nel mese di marzo, a seguito del notevole peggioramento delle condizioni di salute di lei, palesemente priva di lucidità, e di avere ritenuto che la madre fosse stata portata dalla sorella Rosa presso l'abitazione di quest'ultima".

Vittima vista da una badante il 24 marzo

Era solo Rosa ad avere le chiavi di casa dell'anziana ed era lei "in concreto ad accudire in modo continuativo la madre". Il figlio di Rosa Fabbiano, sempre a verbale, ha spiegato di aver saputo dalla madre che, dopo un "fallimentare tentativo" di affidare Lucia Cipriani "ad una badante, la nonna era stata collocata all'interno di una struttura sanitaria". Proprio una badante ha raccontato di aver visto l'anziana il 24 marzo (in quella data, quindi, era ancora viva), quando solo per un giorno l'ha accudita, ma poi se ne è andata per "la sostanziale ingestibilità" dell'anziana. Quel giorno la badante chiamò la figlia e una "guardia medica", stando alla deposizione, per farle constatare "l'impossibilità concreta di prosecuzione della cura nelle forme domestiche". Il giorno dopo Rosa Fabbiano disse alla badante di non rientrare nell'abitazione, ma che lei le avrebbe consegnato all'esterno i suoi "effetti personali". La stessa badante inoltre ha riferito "di essere stata contattata, il 12 aprile" da un'amica "la quale si era lamentata del fumo e di un odore particolarmente cattivo fuoriuscenti dal bagno" della casa dell'84enne. E Rosa Fabbiano si era giustificata dicendo che era tutto dovuto al cattivo funzionamento della lavatrice. Così aveva risposto anche ad un'altra condomina del palazzo.

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