Ai due indagati è stato contestato il tentato omicidio con l'aggravante del metodo mafioso. Nell'agguato sono rimasti feriti padre e figlio di 57 e 36 anni
Due uomini sono stati fermati con l'accusa di tentato omicidio per la sparatoria avvenuta ieri pomeriggio nel quartiere Zen di Palermo, in cui sono rimasti feriti padre e figlio di 57 e 36 anni, obiettivo dell'agguato insieme a una terza persona, rimasta illesa. In carcere, su disposizione della Dda, sono finiti L. M., 35 anni, e P. M., di 19 anni. Secondo quando accertato dalla polizia, avrebbero fatto parte di un commando composto da una decina di persone che ieri ha aperto il fuoco contro le vittime e che secondo gli inquirenti sarebbe vicino a clan mafiosi. Ai due fermati viene contestata l'aggravante di avere commesso il tentato omicidio con il metodo mafioso. La polizia sta ora cercando di identificare l'intero commando.
La sparatoria
Il commando avrebbe teso una trappola alle vittime, attirate in strada per quello che doveva essere un chiarimento. "Almeno una decina di persone si sono presentate a bordo di auto e moto a quello che doveva essere un incontro di chiarimento per un dissidio sorto di mattina - spiega Rodolfo Ruperti capo della squadra mobile di Palermo -. Sono stati esplosi numerosi colpi di pistola e quando i due uomini feriti sono riusciti a fuggire i giovani che hanno preso parte alla sparatoria hanno iniziato a ripulire la zona dai bossoli". I due gruppi che si sono affrontati per le vie dello Zen sono i Colombo e i Maranzano, cui appartengono i fermati. Il 57enne è stato colpito da una testata, il figlio con calci e pugni, poi sono iniziati gli spari. I tre uomini, obiettivo dell'agguato, sono riusciti a fuggire prima a piedi poi in auto e si sono recati in ospedale. Padre e figlio hanno riportato ferite non gravi.
Non è chiaro però cosa avrebbe innescato lo scontro e la sparatoria. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto della Dda Salvatore De Luca e dai pm Amelia Luise e Emanuele Faletra.
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