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Palermo, pizzo per finanziare campagne elettorali: 5 condanne

Sicilia
Immagine d'archivio (ANSA)

Le entrate derivanti dal pizzo e dal traffico di droga avrebbero finanziato campagne elettorali e imprese edili. Il processo nasce dal blitz ‘Argo’ che nel 2013 azzerò il clan di Bagheria 

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Le entrate derivanti dall’estorsione del pizzo e dal traffico di droga avrebbero finanziato campagne elettorali e iniziative imprenditoriali. E’ quanto emerge nell'ambito dell’operazione antimafia che ha portato oggi, mercoledì 24 ottobre, alla condanna di cinque persone. Nello specifico, la Corte d’appello ha inflitto a Carmelo Bartolone una penna di 13 anni di reclusione, a Pietro Granà di 10, a Michelangelo Lesto di 7, a Settimo Montesanto di tre anni e quattro mesi (senza l'aggravante mafiosa) e a Giacinto Tutino di 5 anni.

Il blitz a Bagheria

Il processo nasce dal blitz ‘Argo’ che nel 2013 azzerò il clan del mandamento mafioso Bagheria, in provincia di Palermo. All’epoca fra gli arrestati figurò anche Giuseppe Scrivano, attuale sindaco di Alimena, giudicato a parte a causa di un vizio di forma. Scrivano, riporta Repubblica, è accusato di avere pagato il sostegno elettorale della mafia. Successive indagini hanno consentito di ricostruire le attività malavitose del gruppo, che con il denaro derivante da droga ed estorsioni avrebbe finanziato imprese edili, supermercati e locali notturni.

Le accuse cadute

La Corte inoltre ha stabilito il non luogo a procedere riguardo l’accusa di estorsione nei confronti di Piero Centineo: l’uomo era sospettato di aver picchiato l’impiegato di un’azienda per farsi consegnare il pizzo, quando invece l’aggressione sarebbe stata motivata dal pagamento contestato di alcune multe. Centineo doveva rispondere anche del reato di lesioni personali, ma l’accusa è caduta per mancanza di querela.