Un 39enne ha saputo due anni fa di essere già sposato con una coetanea sconosciuta di Barahona, in Repubblica dominicana: da un estratto dell’atto di matrimonio si legge che i due sono convolati a nozze a Santo Domingo il 10 luglio del 2014
Ha già una moglie, ma non lo sapeva. Giuseppe (nome di fantasia), 39enne di Pastena, vuole convolare a nozze ma ha saputo di essere già marito a sua insaputa: si tratta di una coetanea di Barahona, nel sud della Repubblica dominicana. La scoperta è avvenuta il 15 luglio 2020, quando l’ufficiale di Stato civile del Comune di Salerno gli ha rilasciato un estratto dell’atto di matrimonio in cui si legge che i due “hanno contratto matrimonio a Santo Domingo il 10 luglio del 2014”. La notizia è riportata da La Città – Quotidiano di Salerno e provincia.
La scoperta
Al tempo, è riportato nel Registro degli atti, l’ufficiale di turno in via Picarielli aveva ricevuto l’istanza di trascrizione del connubio direttamente dall’Ambasciata italiana a Santo Domingo. Ma nei giorni del rito sponsale Giuseppe era a Salerno: aveva visitato la Repubblica dominicana in passato, ma non aveva mai conosciuto quella donna. La sua fidanzata gli ha creduto solo quando ha visto il passaporto. Con ogni probabilità – spiega il quotidiano – l’uomo è stato raggirato: qualcuno potrebbe aver falsificato i suoi documenti proprio quando è stato a Santo Domingo.
La posizione della moglie
La moglie dominicana nel frattempo si è trasferita in Italia vive a Legnano, in provincia di Milano. Il suo nome è all’Anagrafe nazionale della popolazione residente. Nel mentre, con l’intento di far chiarezza sull’accaduto – e di poter finalmente sposare la donna amata – il giorno stesso il salernitano ha sporto denuncia alla Questura. La “sposa fantasma” è stata iscritta nel registro degli indagati: le ipotesi di reato erano sostituzione di persona e falso ideologico. A ottobre 2020 gli ufficiali di polizia giudiziaria lo hanno ascoltato. Invano: ai primi di novembre la pm Elena Cosentino ha archiviato.
La denuncia
Nel marzo 2021 il salernitano, assistito dall’avvocato Assunta Mutalipassi, ha ripresentato denuncia, che il quotidiano ha riportato: “Ho urgente necessità di annullare il presente matrimonio mai celebrato. S’evince dal mio passaporto che in quel periodo non ero assolutamente nella Repubblica dominicana ma in Italia. È stato tutto falsamente eseguito: anche l’apposizione della mia firma fasulla. Al Comune di Salerno mi chiedono di presentare l’accertamento del giudice ai fini della cancellazione per poter serenamente sposare la mia compagna”.
L’iter giudiziario
Il fascicolo è finito nelle mani del sostituto procuratore Alessandro Di Vico, che ad agosto dello scorso anno pure ha chiesto d’archiviare il procedimento, ritenuto una “fotocopia” di quello già accantonato in passato. Istanza accolta, in barba all’opposizione di Giuseppe: “Il precedente procedimento – si legge nel decreto d’un anno fa del gip Carla Di Filippo – veniva archiviato perché il fatto consumato doveva ritenersi prescritto e non sussistono neanche i presupposti per una riapertura delle indagini. L’ipotetica falsità andrà accertata eventualmente in sede civile”. L’uomo, tramite il suo avvocato, ha proposto istanza d’annullamento di matrimonio fittizio alle toghe della Prima sezione civile del Tribunale di Salerno. Lo scorso 26 aprile, fissando l’udienza per la comparizione personale (al 4 ottobre), il giudice Valentina Chiosi aveva già rilevato d’ufficio l’inammissibilità del ricorso, “non potendo essere qualificato come divorzio contenzioso”. E nemmeno “come domanda di annullamento del matrimonio ai sensi dell’articolo 122 del Codice civile (che consente di cancellare le nozze per violenza o errore, ndr) che, in ogni caso, comporta l’applicazione del rito di cognizione ordinario», quando spetta al giudice accertare i fatti ed applicare le norme per risolvere un contrasto col convenuto. E poi «se la richiesta d’annullamento attiene alla formazione dell’atto di matrimonio, la domanda va presentata nel Paese in cui l’atto è stato formato”. A Santo Domingo. A 8.240 chilometri di distanza. Nelle scorse settimane l’epilogo: “Domanda inammissibile”.