La misura va nella direzione del contrasto al fenomeno della dispersione scolastica (particolarmente diffuso in Campania, con la regione al terzo posto nella speciale graduatoria nazionale)
Per ora è solo un'idea allo studio che potrebbe presto prendere corpo in un protocollo d'intesa: revocare il reddito di cittadinanza, e altre misure di sostegno sociale, a quei genitori i cui figli risultino inadempienti all'obbligo scolastico. A Napoli e provincia - qualora la proposta andasse in porto - riguarderebbe più di 160mila famiglie, tante quante sono quelle che beneficiano della misura di sostegno introdotta con l'arrivo dei grillini al Governo. Un numero di famiglie superiore a quelle che complessivamente beneficiano della stessa misura in Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino e Val d'Aosta. Un bel pezzo di nord. L'idea è stata messa sul tavolo del comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza convocato ieri in Prefettura per fare il punto sugli ultimi episodi di violenza e disagio giovanile registrati a Napoli.
La situazione
Una escalation di violenza, con protagonisti minori già avvezzi all'uso delle armi, che richiede misure che vadano oltre quelle di polizia. La misura va nella direzione del contrasto al fenomeno della dispersione scolastica (particolarmente diffuso in Campania, con la regione al terzo posto nella speciale graduatoria nazionale). Ma è evidente che l'obiettivo va oltre, e mira a porre un argine ai casi devianza giovanile sempre più frequenti nel capoluogo partenopeo come testimoniano le cronache più recenti. Di qui l'idea di privare di sussidi (oltre al reddito di cittadinanza, anche altre misure minori incluse nel piano sociale di zona) quei genitori che non mandano i figli a scuola. In tal senso - informa la Prefettura - presto sarà programmato un incontro per definire - di concerto con l'Inps - le modalità operative per procedere alla revoca delle indennità. Ma la portata della misura potrebbe non fermarsi qui: una volta definita, infatti, potrebbe riguardare anche un'altra categoria di soggetti responsabili di illeciti, quali i parcheggiatori abusivi. La dispersione scolastica è una piaga che riguarda soprattutto le regioni meridionali, come si evince dal report sull'abbandono degli studi pubblicato a maggio dello scorso anno dal Miur, e relativo a due bienni scolastici (2017-2018 e 2019-2020). Nel focus redatto dal Ministero, la Campania occupa il terzo posto nella speciale classifica nazionale dell'abbandono scolastico nella scuola secondaria di I grado. Il poco invidiabile primato spetta alla Sicilia, con un tasso di abbandono dell'1,07%, valore calcolato sul totale degli alunni frequentanti: seguono Calabria e Campania, rispettivamente con lo 0,75% e lo 0,74%. Nel Molise, la regione più virtuosa, il tasso di dispersione si attesta allo 0,34%.
La presa di posizione di De Luca
Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha commentato questa ipotesi: "Sinceramente non ci ho pensato. Ma è una delle cose da valutare, credo ci debbano essere anche decisioni sul piano penale perché non mandare a scuola i figli è un reato. Quindi penso non solo provvedimenti amministrativi che possono essere utili, ma anche penali. Chi non manda a scuola i figli compie un reato e dev'essere perseguito anche sul piano penale". De Luca sulla violenza dei minorenni in Campania ha sottolineato che: "dobbiamo fare un discorso di verità e non dobbiamo farci male con le nostre mani. Gli episodi di microdelinquenza ci sono in tutte le grandi aree urbane, ci può essere un eccesso in una città o in un'altra ma è un problema che riguarda tutte le aree urbane, visto che ci sono fenomeni di microdelinquenza in tante città del Nord. Detto questo c'è un problema e una grande preoccupazione nell'opinione pubblica quindi bisogna mettere in campo sia le iniziative di contorno cioè formative, ed è quello che stiamo facendo da anni con il progetto Scuola Viva, sia interventi repressivi, perché poi per i cittadini normali conta la vita di oggi non la rigenerazione delle società. Un padre di famiglia vuole stare tranquillo oggi questo è un tema che dev'essere affrontato in maniera conseguente dalle forze dell'ordine e dal mio punto di vista occorre mettere in campo anche interventi repressivi senza alcun imbarazzo".
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