Napoli, processo Eternit bis: Schmidheiny condannato a 3 anni e 6 mesi

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L'imprenditore svizzero è accusato dell'omicidio colposo di Antonio Balestrieri, uno degli operai dello stabilimento Eternit di Bagnoli deceduto a causa di prolungata esposizione all'amianto. La Procura aveva chiesto una condanna a 23 anni e 11 mesi. I parenti delle vittime: "Vergogna"

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La Corte di Assise di Napoli (seconda sezione, presidente Concetta Cristiano) ha condannato l'imprenditore svizzero Stephan Ernest Schmidheiny a 3 anni e 6 mesi per l'omicidio colposo di Antonio Balestrieri, uno degli operai dello stabilimento Eternit di Bagnoli deceduto a causa di prolungata esposizione all'amianto. Per gli altri casi al centro del processo, i giudici hanno sancito l'avvenuta prescrizione. Lo scorso 2 marzo i sostituti procuratori di Napoli Anna Frasca e Giuliana Giuliano avevano chiesto una condanna a 23 anni e 11 mesi di reclusione. Schmidheiny è stato condannato anche al risarcimento dei danni nei confronti della parti civili (tra le quali figurano anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri la Regione Campania e la Cgil nazionale e regionale), e delle spese. Dopo la lettura della sentenza, dall’esterno dell’aula, dove erano presenti alcuni parenti delle otto persone decedute, si è alzato il grido ”Vergogna, vergogna”. "Impugneremo certamente la decisione ed è motivo di soddisfazione il fatto che è stato escluso il dolo", ha invece commentato l'avvocato Astolfo di Amato, legale dell'imprenditore.

Le reazioni

"La sentenza è una delusione, per noi non c'è stata giustizia", ha commentato Ciro Balestrieri, figlio di Antonio. "Ci aspettavamo dignità per le persone che hanno lavorato - ha aggiunto - come mio padre, dalla mattina alla sera, per poi tornare a casa con una tuta sporca di amianto. Spesso finiva ricoverato in ospedale. Nel 2007 gli hanno diagnosticato il mesotelioma causato dall'esposizione all'amianto e dopo due anni di sofferenza si è spento. La condanna a tre anni e sei mesi? È ridicola - ha detto - ed è ancora più ridicolo il risarcimento: 3mila e 300 euro per la sua vita". Per Ciro Balestrieri, "la giustizia italiana ha fallito e per questo lancio un appello al presidente Mattarella, al ministro della Giustizia e al Papa: aiutatemi ad avere giustizia per papà".

La vicenda processuale

Il processo bis, che ha visto Schmidheiny accusato di aver causato consapevolmente la morte di otto persone, tra cui sei operai della fabbrica di Bagnoli, la moglie di uno di essi e un cittadino residente nella zona circostante, è il nuovo round di un procedimento che ha consentito al proprietario, grazie alla prescrizione emanata nel 2014 dalla Cassazione, di evitare la condanna. Proprio dopo la prescrizione, associazioni di familiari e organizzazioni sindacali, molte delle quali si sono costituite parte civile, hanno rilanciato la loro mobilitazione per ottenere il giusto risarcimento. I decessi correlati all'esposizione e all'inalazione delle fibre di amianto, secondo i dati diffusi dall'associazione Maipiuamianto, sono stati, dal 1939 ad oggi, 902. I casi di malattia accertata sono stati 134 di cancro polmonare, 9 della laringe, 258 di asbestosi polmonare e 65 di mesotelioma. Gran parte di questi lavoratori non sono arrivati in vita all'età della pensione. Una lunga scia di lutti, circa 2.500 a livello nazionale, che ha interessato per decenni gli operai di tutte le fabbriche del Gruppo, da Bagnoli a Casale Monferrato, da Rubiera a Siracusa. In particolare, così come è stato ribadito dai legali delle parti sociali nel corso dei vari dibattimenti, al titolare del Gruppo Eternit è stato contestato da sindacati e associazioni la responsabilità di un dramma ambientale i cui segni sono apparsi evidenti anche nel contesto della bonifica di Bagnoli dove si è scavato proprio nel terreno che ospitava lo stabilimento. L'associazione Maipiuamianto sperava che questo processo potesse restituire "dignità, giustizia, risarcimento morale e materiale a chi ha sofferto, per gli atti consapevoli compiuti da chi aveva la responsabilità legale di quanto accadeva".

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