Gli indagati sono accusati di aver ripulito con prodotti chimici le banconote sporcate dall'inchiostro antirapina usato dalle banche e poi le utilizzavano nelle casse dei caselli autostradali, passandoci più volte al giorno
Ripulivano le banconote rapinate nelle banche dall'inchiostro blu che le rende inutilizzabili e le "monetizzavano" ricorrendo alle casse automatiche dei caselli autostradali, le uniche che accettano tali banconote. È l'accusa a carico di cinque persone cui la Polizia di Stato ha notificato le misure cautelari emesse per il reato di riciclaggio dal Gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere; in particolare un 63enne, già arrestato nel 2018, è finito in carcere, un complice di 57 anni ai domiciliari mentre altri tre indagati sono stati raggiunti dalla misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Le indagini
L'indagine, partita dall'arresto in flagranza del 63enne da parte della Polstrada, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Gli inquirenti hanno scoperto l'espediente usato dagli indagati per guadagnare da soldi che non avevano più corso legale: non solo ripulivano con prodotti chimici le banconote sporcate dall'inchiostro antirapina usato dalle banche (specie per i soldi custoditi nei furgoni portavalori o nei bancomat), ma le usavano solo alle casse dei caselli autostradali, passandoci più volte al giorno: bastava inserire una 50 euro per un pedaggio da 0,50 e avere un resto "pulito" di 49,50. Ad aiutare gli indagati nella ripulitura delle banconote erano degli stranieri non ancora identificati.