Secondo le accuse della guardia di finanza le due donne per 15 anni hanno percepito indebitamente il vitalizio riservato ai familiari delle vittime della criminalità organizzata
Sequestrati beni per 166mila euro alla moglie e alla suocera di un uomo considerato un affiliato di spicco del clan Gionta. Secondo le accuse della guardia di finanza di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, le due donne per 15 anni hanno percepito indebitamente il vitalizio riservato ai familiari delle vittime della criminalità organizzata. Il decreto di sequestro preventivo urgente è stato emesso dal procuratore Nunzio Fragliasso per il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato
Il vitalizio
Si tratta della moglie e figlia di una delle vittime della cosiddetta "strage di Sant'Alessandro", avvenuta il 26 agosto del 1984 (giorno in cui si celebra il santo). Quel giorno otto persone vennero uccise e altre sette ferite dai killer della camorra che aprirono il fuoco davanti un circolo di pescatori da un bus turistico nell'ambito di una feroce faida tra clan della zona un tempo alleati. Tra le vittime c'era anche il padre di una delle due donne, le quali 18 anni dopo la tragedia ottennero il vitalizio riservato alle famiglie delle vittime della criminalità organizzata. La figlia della vittima della camorra, però, nel frattempo si è sposata con un elemento di spicco del clan camorristico dei Gionta il quale, nel corso degli anni, venne incaricato di gestire il racket e le piazze di spaccio della zona. Circostanza taciuta dalla donna che quindi ottenne insieme con la madre il vitalizio.
Il sequestro della guardia di finanza
Nel 2009 la Prefettura di Napoli aggiornò le informazioni raccolte sulla loro situazione familiare, per verificare la loro estraneità ad ambienti delinquenziali ma le due donne inscenarono una finta separazione tra i coniugi davanti al tribunale di Torre Annunziata, per non perdere il vitalizio. Circostanza confermata dal fatto, secondo gli investigatori, che la coppia, diversi anni dopo, ha avuto anche un'altra figlia. La moglie del boss e anche la suocera continuano, ancora oggi, ad andare a trovare il boss in carcere, dove si trova con l'accusa di associazione di stampo mafioso, estorsione e rapina. Il sequestro da parte delle Fiamme Gialle, che hanno passato al setaccio le movimentazioni bancarie e finanziarie delle due donne, è stato reso possibile anche grazie alla stretta collaborazione con la Prefettura di Napoli.
Comitato Don Diana: “Il sistema fa acqua”
"La notizia di un vitalizio concesso a coloro che dalla camorra non hanno mai preso le distanze è l'ennesima dimostrazione di un sistema che fa acqua: una schizofrenia di alcuni uffici ministeriali che non riesce a controllare più se stesso", afferma il Comitato Don Diana commentando quanto avvenuto a Torre Annunziata. "Abbiamo più volte denunciato i dinieghi che alcuni familiari di vittime innocenti della criminalità sono costretti a subire nonostante ci si trovi dinanzi a persone oneste e di specchiata condotta. Più volte abbiamo chiesto aiuto agli apparati preposti, chiedendo un equilibrio ma nonostante i nostri dossier consegnati, discussi ed alcune volte gridati, non abbiamo ottenuto risposta alcuna. Speriamo ora che la notizia di cronaca di un errore che mai sarebbe dovuto capitare, aiuti i designati funzionari ad agire con coscienza e a tutela di chi lo merita. Provvedimenti equi, sottolineerebbero il valore della Giustizia che già troppe volte per un motivo o per un altro, per quel che riguarda lo spirito solidaristico della legge nei confronti dei familiari delle vittime innocenti, è stato messo in discussione. Si utilizzi questo tempo per riflettere e ben operare" conclude la nota.