Camorra, arrestato a Gragnano un ricercato per estorsione

Campania
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"Ci sono rischi gravi e concreti di accesso di imprese collegate al crimine organizzato ai finanziamenti garantiti dalla mano pubblica per consentire il ristoro e rilancio delle attività economica", ha affermato il procuratore di Napoli Giovanni Melillo

E' stato arrestato a Gragnano, in provincia di Napoli, Antonio Di Martino, di 40 anni, ricercato dal 2018 per estorsione aggravata dal metodo mafioso. A eseguire l'arresto, dopo una indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, la polizia di Stato di Napoli.

Il procuratore Melillo: "Rischio accesso dei clan a finanziamenti pubblici"

Nel corso della videoconferenza stampa sull'arresto del latitante, il procuratore di Napoli Giovanni Melillo ha sottolineato le possibili favorevoli conseguenze dell'emergenza sanitaria per le mafie. "Vi sono ambiti di operatività delle organizzazioni camorristiche che hanno ricevuto una straordinaria spinta dall'emergenza pandemica. La naturale vocazione imprenditoriale ne risulta straordinariamente accentuata". "Ci sono rischi gravi e concreti di accesso di imprese collegate al crimine organizzato ai finanziamenti garantiti dalla mano pubblica per consentire il ristoro e rilancio delle attività economica", ha affermato Melillo. "E' del tutto evidente - ha spiegato - che le organizzazioni criminali sono in grado di immettere in questa fase così difficile della vita economica e sociale del paese grandi risorse sia nell'acquisizione di attività economiche in gravi crisi di liquidità sia occupando settori di impresa collegata all'emergenza sanitaria". Melillo ha anche sottolineato i "margini di adattamento alle nuove necessità" da parte della criminalità organizzata in virtù anche di "dimensioni imprenditoriali che consentono di operare senza i bisogni di liquidità e di difficoltà economiche".

"Latitanti? Tre gli obiettivi da raggiungere"

"Non ci sono più grandi latitanti sul territorio campano grazie all'azione investigativa degli ultimi anni", spiega ancora il capo della Procura di Napoli, ma ci sono ancora tre "pericolosi latitanti", "nomi spesso dimenticati" che rientrano tra gli obiettivi da raggiungere. Innanzitutto Junzo Okudaria, esponente dell'armata giapponese che nel 1984 si rese responsabile della strage di Calata San Marco, a Napoli, dove morirono cinque persone e ne rimasero ferite 14. "Una strage dimenticata", la definisce Melillo "per la quale non c'è neanche una lapide, un segno, mai un'occasione per ricordare quelle vittime". Il 14 aprile 1984 Okudaria mise in atto un attentato nel circolo ricreativo militare statunitense. "Latitante dal 1984, ricercato anche dal governo degli Stati uniti è l'obiettivo più importante da raggiugere", ha detto Melillo. Il secondo obiettivo è Renato Cinquegranella, "condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giacomo Frattini, detto 'bambulella', nello scontro della Nuova camorra organizzata. Fu un omicidio efferato, ricorda il procuratore: "Alla vittima, dopo essere torturata, furono tagliate le mani e strappato il cuore". Una figura, quella di Cinquegranella, che "diede supporto logistico anche ad assassini delle Brigate rosse che avevano appena ucciso il commissario Antonio Ammaturo". E poi il terzo obiettivo: "Raffaele Imperiale, uno dei grandi broker del traffico di droga a livello mondiale". Un caso in cui, per Melillo, "scontiamo i difetti e limiti della collaborazione prestata dalle autorità di altri Stati in particolare dagli Emirati arabi uniti".

Il commento del sottosegretario alla Difesa Tofalo

"Complimenti alla Polizia di Stato per l'operazione che ha portato all'arresto, a Gragnano, del latitante Antonio Di Martino, ricercato dal 2018. Un successo che ancora una volta conferma le grandi capacità delle nostre istituzioni nell'azione contro le organizzazioni criminali": così il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo. 

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