Nel testo, inviato anche al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, si legge: “Fu massacrato di botte, ha subito l’amputazione delle gambe. Qualche giudice ha pensato che i suoi aguzzini non dovevano stare in carcere, facendoli tornare in strada. Vogliamo giustizia”
Il padre di un ragazzo aggredito brutalmente per futili motivi a Sant'Antimo (in provincia di Napoli) il 20 settembre scorso da tre coetanei ha scritto e inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
La lettera
"Gaetano - si legge - quella sera di settembre fu massacrato di botte, gli ruppero la testa con il calcio della pistola più volte, gli spaccarono il bacino e spararono sette colpi di pistola partendo dalla vita in giù. Fu chiamato il 118 e portato all'ospedale di Frattamaggiore, il giorno dopo lo dovettero trasferire al Policlinico Vecchio a Napoli. Gaetano ha subito diverse operazioni, tra cui l'amputazione delle gambe ed è rimasto una quindicina di giorni sospeso tra la vita e la morte. I suoi aguzzini furono catturati circa una ventina di giorni dopo, grazie al grande lavoro svolto dalle forze dell'ordine, e messi in cella. Ma qualche giudice ha pensato bene che quei delinquenti non dovevano stare in carcere, derubricando l'omicidio e facendoli tornare in strada".
L’appello: “Vogliamo giustizia”
"Vedete, signori Presidente della Repubblica e Ministro della Giustizia - si conclude la lettera - noi familiari di Gaetano vorremmo che ci siano delle ispezioni su questo caso, che si faccia reale chiarezza. Vogliamo rammentarvi che quei delinquenti sono in libertà e magari potrebbero gambizzare altre persone. Vogliamo giustizia".