Sono 8 i decreti di perquisizioni disposti dalla guardia di finanza a carico di altrettante persone che lavorano nel settore della produzione di spettacoli teatrali e televisivi, tra le quali noti imprenditori della trasmissione. Venti le persone indagate
Attraverso l'emissione e l'utilizzo di fatture false, si sarebbero procurati il denaro per rilevare le quote della società Teatro Cilea Srl, che gestisce il noto teatro napoletano del Vomero. Il nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Napoli sta eseguendo otto decreti di perquisizioni disposti dalla procura di Napoli a carico di altrettante persone che lavorano nel settore della produzione di spettacoli teatrali e televisivi, tra le quali figurano anche i noti imprenditori F.M. e M.E., ritenuti i patron della trasmissione televisiva "Made in Sud". Complessivamente sono venti le persone iscritte nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta su un giro di fatture false emesse da società "cartiere" che vece coinvolto anche l'imprenditore L.S., socio di minoranza dell'Alma srl (le sue quote sono attualmente sotto sequestro), coinvolto in una maxi evasione fiscale e già condannato in primo grado per reati tributari.
L'indagine
L'indagine mira ad accertare una serie di reati fiscali commessi, secondo gli investigatori, tra il 2015 e il 2019. L'acquisizione della società che gestisce il Teatro Cilea del Vomero da parte delle società Tunnel Produzioni srl e Red Carpet srl, entrambe riconducibili a F.M. e M.E., risale al 2018. L'indagine è frutto di altre attività investigative e di perquisizioni eseguite dalle fiamme gialle lo scorso 5 marzo, in pieno lockdown, finalizzate a fare luce sulle attività fittizie di alcune società cosiddette cartiere, attraverso le quali venivano emesse fatture (anche elettroniche) per operazioni (anche consulenze) inesistenti. Il denaro frutto delle attività illecite sarebbe poi stato reimpiegati in attività economiche e immobiliari.
Le perquisizioni
Le perquisizioni sono frutto di attività condotte dalle fiamme gialle lo scorso 5 marzo, in pieno lockdown, finalizzata a fare luce sulle attività fittizie di alcune società cosiddette "cartiere", attraverso le quali venivano emesse fatture (anche elettroniche) per operazioni inesistenti. Il denaro frutto delle attività illecite sarebbe poi stato reimpiegati in attività economiche e immobiliari.