Jabil, i sindacati: "L'azienda ritiri subito i licenziamenti"

Campania

Sono tante le storie drammatiche che emergono dalla vicenda che riguarda le 190 persone licenziate dallo stabilimento di Marcianise (Caserta) al termine di una vertenza iniziata undici mesi fa

"L'azienda ritiri subito i licenziamenti", ha detto Nicodemo Lanzetta, segretario Fim-Cisl di Caserta. "Un dramma sociale in un territorio, il Casertano che il Napoletano dove scontiamo una disoccupazione record e dove la pandemia ha creato ancora più problemi economici e sociali",  ha invece affermato il leader della Fiom-Cgil di Caserta, Francesco Percuoco. Sono queste le parole dei sindacalisti che parlano dei 190 licenziamenti alla Jabil di Marcianise. Dalla coppia di coniugi licenziati, alla beffa subita dal lavoratore mandato via dopo che la moglie, qualche anno fa, si era dimessa su invito dell'azienda, ottenendo la rassicurazione che il coniuge rimasto non avrebbe perso il lavoro. Sono tante le storie drammatiche che emergono dalla vicenda.

Le testimonianze dei lavoratori

Oggi i licenziati erano davanti ai cancelli dello stabilimento di Marcianise, da domani per loro l'ingresso sarà vietato. Marco Antonelli, residente a Quarto (Napoli) è come in trance, non sa da domani cosa succederà della sua vita. "Da famiglia monoreddito siamo diventati famiglia senza reddito" dice. "Qualche anno fa - racconta - prima che la Jabil acquistasse il ramo d' azienda della Ericsson (2015, ndr), l'azienda già cercava di mandare a casa i lavoratori. Io e mia moglie eravamo dipendenti, ma i responsabili aziendali ci chiesero chi tra i due volesse sacrificarsi; mia moglie scelse di andarsene e di fare la casalinga. Abbiamo un figlio. Oggi però anch'io sono stato licenziato. Come faremo. Che criteri hanno usato per licenziami?". Vincenzo Golino, residente a Marcianise, era dipendente come la moglie Lucia Carozza fino a ieri, poi l'arrivo della doppia lettera di licenziamento. "Da doppio reddito a zero in un attimo" dice Golino con tono tra l'ironico e lo sconcertato. Aspettavo il mio licenziamento, quello di mia moglie è una doccia fredda totalmente inattesa". "Non è improbabile - dice Percuoco - che la Jabil abbia commesso errori nella selezione degli addetti da licenziare; ma per ora la priorità è far ritirare tutti i licenziamenti".

Licenziato il genero di un imprenditore ucciso dalla camorra

"Abbiamo già sofferto tanto come famiglia per mano della camorra, lo Stato non ci ha mai regalato nulla, e ora alla fine di questa vertenza Jabil mi trovo anche senza lavoro. Come mi posso sentire? Completamente abbandonato dalle istituzioni, proprio come mia moglie". E' toccante la testimonianza di Pietro Della Cave, lavoratore appena licenziato dalla Jabil, marito di Mimma Noviello, figlia dell'imprenditore Domenico Noviello, ucciso dalla camorra nel maggio del 2008, durante la stagione del terrore firmata dall'ala stragista dei Casalesi guidati da Giuseppe Setola. Delle Cave parla di senso di solitudine, proprio come la moglie Mimma che qualche giorno fa, in una lettera in cui ricordava il papà, scriveva che "le scarcerazioni scellerate di persone che fuori hanno ucciso senza pietà, mi fanno provare quella stessa solitudine che provava mio padre, uomo onesto, ucciso per mano di feroci assassini". La solitudine appunto di chi si trova spiazzato dopo aver subito un'ingiustizia. "Non mi aspettavano il licenziamento - spiega Delle Cave - anche perché siamo una famiglia con due figli e un reddito da dipendenti, per cui pensavo che l'azienda dovesse seguire dei criteri di legge, che peraltro ci sono, relativi ai carichi di famiglia. Come li ha rispettati questi criteri? Non ho mai chiesto - prosegue Delle Cave - di essere favorito rispetto ai miei colleghi, molti dei quali, come me, si sono ritrovati senza un lavoro dall'oggi al domani, pur non avendo sostenuto alcun colloquio nei mesi scorsi presso altre aziende in cui essere ricollocati". La vicenda della famiglia Delle Cave-Noviello ha chiaramente implicazioni ulteriori rispetto a quelle strettamente occupazionali, ma all'interno dell'azienda nessuno le ha considerate, né "le istituzioni hanno detto o fatto qualcosa. Lo Stato non si fa carico della nostra situazione, nonostante gli eventi che hanno segnato non solo noi, ma anche il territorio", conclude Delle Cave

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