Inchiesta molestie Napoli, direttore Accademia: “Clamore non aiuta”

Campania
Foto di archivio (ANSA)

In merito all'inchiesta che riguarda un professore dimissionario per un caso di presunte molestie, il direttore Gaeta ha spiegato di aver "fatto un atto in cui mi sono reso disponibile all'ascolto per enunciare i fatti a mia conoscenza"

"Ho fatto un atto, mi sono reso disponibile all'ascolto per enunciare i fatti a mia conoscenza e aspetto da rappresentate istituzionale e cittadino che sia accolto", ha spiegato Giuseppe Gaeta, direttore dell'Accademia di Belle Arti di Napoli. L'istituto è al centro in questi giorni di uno scandalo per le accuse a un professore, che si è dimesso, per le presunte molestie su alcune studentesse. L'indagine della magistratura è nata dalla denuncia di una ragazza di 20 anni. Gaeta, a margine di un'iniziativa su Scuola Viva in Regione Campania, ha sottolineato di non essere "stato ancora convocato in procura, ma sono rispettoso nei confronti di chi svolge le indagini. Inoltre, non ho mai incontrato il professore oggetto delle accuse. Io non ho provato a contattarlo e lui non si è fatto sentire".

Il direttore dell'Accademia: "Clamore mediatico non aiuta"

Se mi avessero detto in precedenza che un professore invitava studentesse a uscire sarei intervenuto, cosa che ho fatto appena ho ricevuto segnalazione dall'organo di rappresentanza degli studenti, anche in assenza di documentazione e atti scritti, non ho aspettato neanche 24 ore", ha commentato Gaeta. "Parlo di una fase precedente a questa di clamore mediatico che ritengo non stia aiutando a far emergere eventuali problemi. Sono fatti oggetto di indagine che io devo rispettare e devo fare in modo che siano accompagnate in ascolto e con rispetto delle persone, che sembra mancare ora". Sui fatti, Gaeta ha ribadito la posizione dell'Accademia: "Già da tempo ho assunto posizioni formali rispetto a tutto questo percorso che non è cominciato quando è emerso il problema. Lo abbiamo fatto insieme alle organizzazioni di tutela con cui abbiamo firmato protocolli e stiamo avviando uno sportello di ascolto".

La lettera delle studentesse: "Siamo in tantissime"

Scrivono di essere "in tantissime" quelle che negli anni sarebbero state avvicinate dal professore e che hanno avuto tra loro un lungo confronto "per capire che quello che è successo a una è lo stesso copione avvenuto per tutte, con sfumate chiaramente diverse". È la lettera aperta delle studentesse di Belle Arti di Napoli, pubblicata dalle attiviste di 'Non una di mano Napoli' su Facebook. Sarebbero "tantissime", come scrivono, "ad essere state colpite dalla politica di terrore, dalla violenza e dalla possibilità di non sottrarci anche solo a ricevere un complimento non gradito, un messaggio su chat mai richiesto, obbligate a rispondere anche quando non avremmo mai voluto, ci siamo spesso chieste: come si fa a non rispondere anche soltanto con un ciao a un docente lì dove a legarci è il rapporto di subordinazione che ci fa dubitare che qualsiasi cosa non detta possa ritorcersi contro di noi?".
Parlano di situazioni che "in più casi, erano giunte a chi avrebbe dovuto tutelarci all'interno dello spazio accademico, uno spazio che immaginavamo protetto, dotato anch'esso di misure che non avrebbero mai dovuto esporci a così tanta violenza". Le studentesse, nel loro testo, parlano di "re-interpretazione di una vicenda collettiva che agli occhi dei media e degli interessati vuole essere ridotta ad un unico caso singolo. Ci fa ancora più rabbia la leggerezza con cui ci vengono date delle soluzioni o ci vengono presentate delle strade che 'avremmo dovuto prendere' - aggiungono - quando non si ha la minima nozione di cosa ha rappresentato per noi vivere nel terrore per anni".

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