Corruzione in appalti, cinque arresti nel Napoletano

Campania

L’inchiesta riguarda una gara indetta dal Comune di Nola per i lavori di riqualificazione urbana ed ambientale delle frazioni di Piazzolla e Polvica e di completamento delle reti fognarie di Nola e del collettore San Giuseppe Vesuviano-Piazzolla 

Cinque persone, tra cui funzionari pubblici e imprenditori, sono state arrestate dai militari della Guardia di Finanza di Napoli, al termine di indagini coordinate dalla Dda, su disposizione del gip di Napoli. Le accuse sono, a vario titolo, di corruzione e turbata libertà degli incanti in relazione ad una gara di appalto indetta dal Comune di Nola (Napoli) per i lavori di riqualificazione urbana ed ambientale delle frazioni di Piazzolla e Polvica e di completamento delle reti fognarie di quel Comune e del collettore San Giuseppe Vesuviano-Piazzolla.

Gli indagati

Secondo gli inquirenti, il responsabile unico del procedimento della gara, G. A., avrebbe consegnato in anteprima agli ingegneri G. L. R. e U. P. documenti riservati inerenti alla gara di appalto. Oltre a G. A., sono finiti in carcere anche l'imprenditore di Melito di Napoli L. M. e gli imprenditori edili A. P. di Casapesenna (Caserta) e P. V. di Afragola (Napoli). Ai domiciliari è finito Catello Esposito, presidente della commissione di gara - funzionario tecnico del Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche della Campania, Molise e Basilicata.

Le accuse

L'indagine dei finanzieri del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Napoli nasce dall’inchiesta "The Queen", incentrata su una serie di appalti pubblici assegnati a poche ditte, alcune collegate al clan Zagaria. I due ingegneri, avendo a disposizione documenti riservati inerenti alla gara di appalto, sarebbero stati in grado di presentare un'offerta più vantaggiosa rispetto ai concorrenti, garantendo l'aggiudicazione della gara al Raggruppamento Temporaneo di Imprese denominato "Icoop Impregivi" degli imprenditori edili finiti in carcere.

Le tangenti

Una tangente da circa 70mila euro sarebbe stata pagata al responsabile unico del procedimento della gara d'appalto finita nel mirino degli inquirenti, mentre altri 15mila euro sarebbero stati versati a un parente dell'ex assessore allo Sviluppo e Promozione del Turismo della Regione Campania Pasquale Sommese, all'epoca dei fatti suo collaboratore. Quest’ultima tangente sarebbe servita a finanziare la campagna elettorale dell'assessore per le elezioni regionali del 2015.

La nota dell'ex assessore regionale Pasquale Sommese

"Si è voluto operare un malizioso e per me inaccettabile accostamento a vicende che apprendo solo dagli organi di stampa a me totalmente estranee e del tutto sconosciute. Ribadisco la mia totale fiducia nella capacità del sistema giudiziario di fare verità e giustizia". Lo dice, in una nota, l'ex assessore regionale Pasquale Sommese.

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