Mafia, chiedevano pizzo non riscosso durante il carcere: tre arresti

Campania

Tre estorsori "piuttosto attempati" appartenenti al clan dei Casalesi hanno preteso 4mila euro di tangente a un imprenditore bufalino di Cancello ed Arnone, minacciandolo di dar fuoco al capannone di fieno se non avesse pagato il servizio di "guardiania" da loro imposto 

I carabinieri della Compagnia di Casal di Principe, su richiesta del gip del tribunale di Napoli e nell'ambito di un’inchiesta della Dia partenopea, hanno arrestato tre estorsori affiliati al clan dei Casalesi per tentata estorsione in concorso aggravata da metodo mafioso. Gli indagati avevano richiesto a un imprenditore bufalino di Cancello ed Arnone, in provincia di Caserta, un pizzo di 4mila euro, corrispondente al debito che l’uomo avrebbe accumulato nei confronti dei malviventi (i quali gli avevano imposto un servizio di "guardiania" sulle sue proprietà) mentre questi si trovavano in carcere.

I tre estorsori e le minacce all'imprenditore

I tre arrestati sono F.M., 60enne pregiudicato e storico esponente del clan (già condannato due volte con sentenze irrevocabili per reati di camorra), il 49enne P.V. (noto alle forze dell’ordine) e un incensurato di 53 anni. Secondo quanto accertato dai militari tramite le intercettazioni telefoniche e il pedinamento degli indagati, F.M. si sarebbe presentato più volte presso l’allevamento di bufale e la casa della vittima insieme con gli altri due complici, minacciando di dare fuoco al capannone di fieno se il gruppo non avesse ricevuto il denaro corrispondente per il "servizio" offerto. Il 60enne aveva trascorso un periodo in carcere e non aveva di conseguenza potuto taglieggiare l’imprenditore. Quest’ultimo, però, non si è fatto intimidire e anzi ha collaborato alle indagini, consentendo agli inquirenti di prendere gli estorsori.

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