Jabil, 350 licenziamenti a Marcianise. Convocato il tavolo di crisi per il 27 giugno

Campania
Foto di archivio (ANSA)

La multinazionale delle telecomunicazioni ha dato l'annuncio durante una riunione tenutasi a Confindustria Caserta. Annunciato uno sciopero dei lavoratori previsto per il 25 giugno

La multinazionale statunitense delle telecomunicazioni Jabil, che opera nel settore della produzione di componenti elettronici, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 350 addetti dello stabilimento di Marcianise, in provincia di Caserta. Una procedura "essenziale - spiega la società in una nota - per assicurare l'operatività futura del sito di Marcianise in un ambiente di mercato altamente concorrenziale". In risposta all'annuncio, dato durante una riunione tenutasi a Confindustria Caserta, è stato proclamato uno sciopero di otto ore per il 25 giugno, con contestuale assemblea sindacale. Inoltre, il ministero dello Sviluppo Economico ha convocato il tavolo di crisi su Jabil Italy per il 27 giugno 2019 alle ore 10, per discutere la situazione occupazionale e produttiva del sito di Marcianise. Nel 2015 Jabil aveva acquistato lo stabilimento Ericsson situato nel vicino comune di San Marco Evangelista. Già allora c'erano stati degli esuberi, poi era stata scelta la strada dell'esodo volontario.

La nota della società

Secondo quanto comunicato dalla società, la permanenza della Jabil a Marcianise non sarebbe però in discussione. "Questa scelta - si legge nela nota - non è in alcun modo una valutazione negativa del duro lavoro e dell'impegno di questa grande squadra, bensì un passaggio essenziale per mettere in sicurezza l'esistenza futura dello stabilimento. Da diversi anni a questa parte - aggiunge la nota - il sito Jabil di Marcianise si è dovuto confrontare con un contesto economico sfidante. In ragione di tale dinamica, i volumi si sono ridotti e le risorse sono rimaste sotto-utilizzate. Per affrontare la situazione, collaborando con le organizzazioni sindacali e gli stakeholder locali e nazionali, Jabil ha intrapreso un programma di outplacement volontario per offrire ai propri dipendenti opportunità di reimpiego in altre aziende che si sono dimostrate disponibili ad assumerli".
Secondo la nota lo scopo di questa iniziativa "era quello di minimizzare l'impatto sociale della ristrutturazione. Nonostante questi sforzi e a seguito di una lunga ed estesa disamina della capacità produttiva attuale e prospettica, si è resa necessaria un'ulteriore riduzione della forza lavoro presso il sito Jabil di Marcianise entro settembre di quest'anno".

I sindacati: "Dopo Whirlpool si rischia altra bomba sociale"

Dopo l'annuncio della società le segreterie dei sindacati Uilm, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Failms hanno proclamato uno sciopero che riguarderà tutti i turni di lavoro e inizierà alle 8 del 25 giugno. "Dopo Whirlpool - afferma il segretario regionale dei metalmeccanici della Uil Antonello Accurso - anche la Jabil di Marcianise sceglie la via della drammatizzazione con un atto unilaterale che rischia di compromettere gli sforzi fatti in questi anni per accompagnare un processo di riqualificazione e per evitare che la situazione industriale sfuggisse di mano. Aprire una procedura di licenziamento per 350 lavoratori su 700, vuol dire colpire pesantemente la prospettiva industriale e l'occupazione di un territorio già martoriato negli anni. La politica faccia la sua parte e intervenga subito perché la situazione può diventare insostenibile". Massimiliano Guglielmi, leader della Fiom-Cgil campana, parla "di un'altra bomba sociale pronta ad esplodere dopo il caso Whirlpool, peraltro in un territorio come quelle casertano che ha le stesse problematiche di Napoli e provincia. Lo scorso anno firmammo degli accordi con la Jabil, alla presenza del ministro Di Maio in cui si prospettava l'esodo volontario con la possibilità di ricollocare i lavoratori usciti dal processo produttivo. Certo, la Jabil già allora era in situazione difficile e non annunciò investimenti come ha fatto Whirlpool, ma comunque non ci aspettavamo la decisione di licenziare quasi la metà della forza lavoro in una provincia che è in grave crisi."

 

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