La guardia di finanza di Napoli e Lucca, coordinata dalla Procura di Napoli Nord, ha scoperto un giro di fatture false per circa 500 milioni di euro. Sequestrati beni per oltre 83 milioni e mezzo
C’è anche un clochard che vive in una tenda nella zona di Gianturco, alla periferia di Napoli, tra gli indagati nell'inchiesta che ha portato alla scoperta questa mattina, martedì 18 giugno, di una maxifrode fiscale transnazionale messa in atto da un’organizzazione criminale con base in Campania. Il gruppo agiva reclutando prestanome tra persone indigenti e spesso disperate, che per un centinaio di euro accettavano di firmare documenti assumendosi la titolarità di operazioni commerciali fittizie create allo scopo di evadere l'Iva. Il clochard di Gianturco risulta quindi 'responsabile' di un giro milionario di fatture false.
Il sequestro
La guardia di finanza di Napoli e Lucca, coordinata dalla Procura di Napoli Nord, ha scoperto un giro di fatture false per circa 500 milioni di euro per il quale sono indagate 49 persone. L’indagine, nel cui ambito sono stati sequestrati oggi beni per oltre 83,5 milioni di euro, riguarda una maxi frode nella commercializzazione di prodotti tecnologici ed informatici. L'evasione fiscale è stata messa a segno da un'organizzazione strutturata che aveva la sua base in Campania ed è stata individuata nell'ambito di indagini coordinate dalla Procura di Lucca.
L'inchiesta transnazionale
Secondo quanto emerso dall'indagine delle Fiamme Gialle, nel raggiro sarebbero coinvolte sei società fittizie con sede solo formale in Slovenia, Croazia, Malta ed Estonia, e base reale in Campania, quasi tutte amministrate da prestanome. Determinante per le indagini la collaborazione tra la guardia di finanza e la polizia slovena, che ha portato alla creazione di una squadra investigativa comune con il coordinamento dell’agenzia europea Eurojust. Gli inquirenti nel corso dell’operazione hanno anche eseguito due "European Investigation Order", ordine di indagine europeo, che consente la raccolta transnazionale di prove nel contesto dell'Unione europea.
La dinamica della frode
I reati fiscali sarebbero stati commessi attraverso il meccanismo consolidato della cosiddetta "frode carosello", ovvero una filiera di società esistenti solo su carta che simulano forniture di prodotti con l'unico scopo di emettere fatture, per operazioni mai verificatesi, che permettono di accumulare ingenti rimborsi Iva e di raggirare il Fisco.
Il racconto del clochard indagato
Vive in una baracca sotto un muro perimetrale della stazione di Gianturco, alla periferia est di Napoli. Bruno Improta, 53 anni, che sbarca il lunario raccattando metallo e roba vecchia tra la spazzatura, sarebbe riconducibile a un'evasione fiscale di 50 milioni di euro. Bruno è uno dei "disperati", come erano chiamati dagli indagati, reclutati per fare da inconsapevoli prestanome. All'ANSA racconta come è stato avvicinato: "Un giorno si sono presentate due persone che non conoscevo e mi hanno offerto cento euro per farsi dare per poche ore la mia carta d'identità. Poco dopo mi hanno restituito la carta e non li ho visti più. Dopo qualche mese mi sono trovato la guardia di finanza davanti alla mia baracca". "Ho evaso 50 milioni? E chi li ha mai visti tanti soldi. Le pare che se io avessi 50 milioni starei qui? Andrei a vivere in una villa ad Arcore". Agli agenti della guardia di finanza che lo hanno avvicinato Improta risponde tranquillo. "Dotto' io non tengo niente da perdere: ho solo una baracca, tre cani ed un gatto. Contavo di poter avere il Reddito di cittadinanza ma che dite - chiede preoccupato al militare - non è che dopo questo guaio me lo posso scordare?".