Bimbo morto a Caivano: imputazione coatta per la madre e l'ex compagno

Campania
Il quartiere Parco Verde di Caivano (ANSA)

Antonio Giglio, 4 anni, era precipitato dalla finestra di un'abitazione del rione Parco Verde il 28 aprile 2013. Per la donna il reato ipotizzato è quello di omicidio, per l'uomo quello di favoreggiamento personale 

Il gip di Napoli Pietro Carola ha respinto la richiesta di archiviazione, e ha contestualmente ordinato l'imputazione coatta, entro dieci giorni, per Marianna Fabozzi, 35 anni, madre di Antonio Giglio, il bimbo di 4 anni precipitato dalla finestra della casa della nonna, al settimo piano dell'isolato C3 del Parco Verde di Caivano (Napoli), il 28 aprile 2013.

I reati ipotizzati

Per la donna è stato ipotizzato il reato di omicidio, mentre per l'ex compagno, Raimondo Caputo, 46 anni, quello di favoreggiamento personale. Entrambi sono stati condannati al termine del processo per l'omicidio di Fortuna Loffredo, la bimba precipitata dallo stesso palazzo, circa un anno dopo la morte del piccolo Antonio. Ad accusare e far condannare Caputo all'ergastolo fu la sorella maggiore di Antonio Giglio, grande amica della stessa Fortuna. 

La versione della madre e la testimone

Gennaro Giglio, padre del bambino, difeso dagli avvocati Sergio e Angelo Pisani, ha più volte accusato la ex moglie della morte di Antonio. Secondo quanto riferito dalla madre, il bimbo sarebbe precipitato dopo essersi sporto troppo dalla finestra nel tentativo di guardare un elicottero dei carabinieri in volo. A riferire che Antonio Giglio non morì accidentalmente fu invece una donna testimone della tragedia, Antonietta Caputo, sorella di Raimondo, la quale riferì di avere visto Fabozzi, riflessa in uno specchio, compiere il gesto.

Le motivazioni del gip

Per il gip la richiesta di archiviazione non poteva essere accolta perché sono presenti sufficienti elementi che consentono di celebrare il giudizio. Tra questi, oltre alle dichiarazioni di Antonietta Caputo, anche il tentativo di Raimondo Caputo e di Marianna Fabozzi di farle cambiare versione, nonché le dichiarazioni raccolte da un detenuto del carcere di Napoli Poggioreale, il quale ha riferito di aver appreso dallo stesso Caputo che la morte di Antonio non fu un incidente, ma che la stessa Marianna l'aveva fatto cadere. L'uomo disse anche che Caputo in quella circostanza aveva difeso la compagna, per evitare che parlasse di Fortuna. Inoltre, in una denuncia del 31 gennaio, Raimondo Caputo aveva ricondotto esplicitamente la morte di Antonio a un omicidio. Infine, per il giudice è inverosimile che un bimbo di 4 anni si arrampichi per infilarsi nello strettissimo spazio di 25 cm, anche perché sotto la finestra non vi era nessun mobile che gli avrebbe consentito di salirvi sopra e raggiungere il davanzale. 

La dichiarazione dei legali del padre della vittima

"Nel doveroso rispetto delle determinazioni della Procura riteniamo che il processo sia il luogo più adatto per accertare le cause della morte del piccolo Antonio", dicono intanto gli avvocati Sergio e Angelo Pisani, legali di Gennaro Giglio.

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