Tra le persone finite in manette ci sono anche un agente dell'Ufficio Immigrazione e un ispettore in pensione. Tra le accuse contestate c'è anche quella di corruzione
Sette persone, tra cui un poliziotto ancora in servizio nell'Ufficio Immigrazione della Questura di Napoli e un ispettore in pensione, sono state arrestate in un'operazione, coordinata dalla Procura di Napoli. Altre nove persone sono indagate. Le forze dell'ordine hanno sgominato un'associazione per delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina. L'organizzazione favoriva l'ingresso di immigrati in Italia dietro corruzione, e contava al suo interno anche extracomunitari. Almeno 136 le pratiche di rilascio e rinnovo di permessi manipolate dalla banda accertate dalle indagini.
Il sistema
Nell'inchiesta sono coinvolti quattro poliziotti, di cui due arrestati, mentre gli altri due, ormai in pensione, sono indagati. "Ne abbiamo fatto entrare a migliaia", dicono le intercettazioni carpite nell'ambito dell'operazione. Durante le perquisizioni è stata anche trovata un'agendina in cui era stato annotato un tariffario con le cifre che i poliziotti percepivano da alcuni immigrati facenti parte dell'organizzazione, i quali, suddivisi per nazionalità (tunisina, algerina, eccetera), raccoglievano le richieste e poi corrompevano gli agenti per ottenere autorizzazioni. La concessione o il rinnovo di permessi di soggiorno a extracomunitari spesso privi dei requisiti di legge, in cambio di somme di denaro che andavano dai 50 euro per una semplice informazione sullo stato della pratica, fino ai 3mila per agevolare il conseguimento del permesso di soggiorno. Fra gli organizzatori c'era anche Vincenzo Spinosa, un ex ispettore della polizia di Stato già in servizio presso l'Ufficio Immigrazione, il quale sovrintendeva e coordinava l'intera filiera dei 'servizi' offerti.
I pizzini
Munir, uno degli immigrati arrestati, e Enzo, il poliziotto, comunicavano alla maniera mafiosa dei pizzini. In uno dei bigliettini, sequestrati dalla guardia di finanza e dalla polizia sotto il coordinamento della Dda di Napoli (procuratore aggiunto Borrelli, sostituti Maresca e Di Mauro), gli interlocutori di scambiano informazioni su come mettersi in contatto in maniera sicura: "Munir sono Enzo, questo è il nuovo numero, mi devi chiamare tu con una nuova scheda e un nuovo telefono". Della falsificazione dei documenti (carte d'identità e passaporti) si occupava anche Ahmedi Khemisti, detto 'Zidane', algerino già noto alle forze dell'ordine, arrestato nel novembre 2018 dalla polizia di Napoli perchè trovato in possesso di migliaia di documenti falsi nella sua base di Poggiomarino, nel Napoletano. Complessivamente è stata eseguita una ventina di perquisizioni, nel corso delle quali la squadra mobile e Gico (Gruppo d'Investigazione sulla Criminalità Organizzata) hanno sequestrato numerosi Pc e una ventina di cellulari, intestati a stranieri, utilizzati dai sette arrestati.
I soggetti coinvolti
Per i due ex poliziotti il Gip non ha ritenuto necessario una misura cautelare. Risulta indagato anche un avvocato, in contatto con l'ex agente arrestato, e due immigrati tunisini. Di uno dei due, algerino, si conosce il nome, Baazaoui. Per questi cinque indagati la Procura di Napoli sta per fare istanza di appello al Tribunale del Riesame al fine di ottenere l'emissione di altrettante misure cautelari.
Le indagini
L'operazione è partita da un'attività del Gico di contrasto al terrorismo. I finanzieri hanno individuato un trasferimento di denaro da Baazoui, residente a Napoli, a favore di un connazionale in Belgio che, secondo i primi riscontri, avrebbe avuto stretti contatti con un terrorista sospettato di essere uno degli organizzatori degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. Le indagini, coordinate dal pm Catello Maresca, non hanno portato a eventuali prove del coinvolgimento dell'algerino in attività terroristiche, ma hanno portato alla luce l'esistenza dell'organizzazione.