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Corruzione in atti giudiziari, 14 arresti a Salerno

Campania
Foto di Archivio (ANSA)

Tra i 14 indagati ci sono due giudici tributari, a cui risulta contestato, in concorso e a vario titolo, il reato di corruzione in atti giudiziari

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A Salerno la guardia di finanza ha eseguito un'ordinanza cautelare applicativa della custodia in carcere nei confronti di 14 indagati, tra cui due giudici tributari, a cui risulta contestato, in concorso e a vario titolo, il reato di corruzione in atti giudiziari. 

La ricostruzione dei fatti

Gli indagati sono due giudici tributari della locale sezione distaccata della Commissione tributaria regionale della Campania, Fernando Spanò e Giuseppe De Camillis, due dipendenti amministrativi presso lo stesso ufficio, sei imprenditori e quattro consulenti fiscali, tra i quali un avvocato fiscalista. I soggetti avevano costituito un efficace sistema per pilotare l'iter procedimentale e condizionare a favore degli imprenditori corruttori l'esito di procedimenti tributari originati da accertamenti dell'Agenzia delle Entrate della guardia di finanza di Salerno. È stata scoperta una calendarizzazione dell'anno per le udienze, proprio per combinare corruttori e giudici. Il sistema era talmente collaudato che, una delle camere di consiglio durò solo 4 secondi. Anche i passaggi di denaro erano rapidi, e mai in luoghi sospetti.

L'attività investigativa

Le indagini hanno consentito di riprendere i trasferimenti di denaro che erano poi consegnati ai due giudici tributari. Il passaggio di denaro avveniva sempre in contanti il giorno prima della decisione della commissione tributaria regionale e in luoghi come l'ascensore della commissione, la casa dei giudici o in altri posti ritenuti sicuri. In un caso, il giudice, non soddisfatto, aveva persino preteso un'integrazione della somma già ottenuta, minacciando un provvedimento non in linea con le aspettative del corruttore. Gli importi pagati ai due giudici per ottenere sentenze favorevoli andavano dai 5mila ai 30mila euro, anche se in alcuni casi sono state promesse altre dazioni, come l'assunzione del figlio di un giudice da parte di una delle società coinvolte, oppure la concessione in uso gratuito di un appartamento in città.

Le imposte evase

Complessivamente, da una prima stima, le imposte evase, gli interessi maturati e le sanzioni amministrative annullate con le decisioni condizionate dalla corruzione ammontano a circa 15 milioni di euro. Gli imprenditori erano tutti del Salernitano, tranne uno dell'Avellinese. Una società di Siano ha ottenuto, ad esempio, la cancellazione di un debito di oltre otto milioni; per un'altra di Salerno, invece, la somma contestata e annullata raggiungeva quasi il milione.

Procuratore: "Sistema pericolosissimo e dannoso"

Si parlava di mozzarelle al posto dei soldi, di auto da comprare al posto dei ricorsi incriminati: un sistema ben strutturato, apparentemente senza falle, con un codice cifrato per non essere scoperti, la "punta di un iceberg di un sistema pericolosissimo e dannoso per l'interà società e lo Stato", come ha sottolineato il procuratore capo facente funzioni di Salerno, Luca Masini. Come ha evidenziato Masini, "il Gip ha indicato che si tratta di una indagine che evidenzia una punta di un iceberg , tant'è vero che la Procura della Repubblica ha dovuto necessariamente, per interrompere le attività criminose, depositare e concludere anzitempo le indagini perché le fattispecie corruttive erano via via programmate quotidianamente di giorno in giorno". Il comandante provinciale della guardia di finanza di Salerno, il generale Danilo Petrucelli, nel corso della conferenza stampa, ha ricordato un episodio in particolare: "La sera del 23 novembre del 2018, dopo una sentenza, i due impiegati erano al ristorante, a cena, a festeggiare il buon esito della stessa, con l'amministratore delegato di un'azienda".