L'inchiesta della Dda di Napoli ha posto sotto la lente d'ingrandimento una serie di appalti sui quali, a parere degli inquirenti, si stavano concentrando gli interessi della camorra
Figura anche quello che per gli inquirenti è stato un summit di camorra nell'inchiesta della Procura Antimafia di Napoli che vede 20 persone nella veste di indagati accusati, a vario titolo, di associazione camorristica, corruzione, estorsione, intestazione fittizia e turbata libertà degli incanti.
Le indagini
L'inchiesta della Dda di Napoli e dei carabinieri di Caserta ha posto sotto la lente d'ingrandimento una serie di appalti sui quali, a parere degli inquirenti, si stavano concentrando gli interessi della camorra. Sono due le misure cautelari notificate ad altrettanti indagati a cui il tribunale impone il divieto di esercitare attività di impresa e professionale. Tra gli indagati figurano anche il suocero del fratello di Francesco "sandokan" Schiavone, ex boss del clan dei casalesi, e l'imprenditore che avrebbe acquistato da un poliziotto la pen drive di Swarovski trafugata dal bunker di Casapesenna dove fu trovato Michele Zagaria.
Il summit
Il summit, su cui indaga la Dda, risale al gennaio del 2015. I carabinieri di Caserta hanno seguito due uomini, cugini tra loro, che figurano tra gli indagati e sono legati da vincoli di parentela alla famiglia Schiavone. I due, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sono recati a un incontro in una nota tenuta di proprietà di un parente acquisito del fratello di Sandokan, nel comune di Giugliano in Campania , in provincia di Napoli. Una riunione a cui, sempre secondo gli inquirenti, hanno partecipato persone ritenute a capo di due fazioni del clan dei casalesi e del clan Mallardo, organizzazione malavitosa attiva nell'hinterland di Napoli.
Le intercettazioni
I militari rilevano il segnale gps della macchina dei due cugini e le intercettazioni sono piuttosto chiare riguardo la natura della riunione. Uno dei due, infatti, propone di non portarsi dietro i cellulari, "di lasciarli fuori" perché "sono pericolosi". L'incontro dura due ore. Due ore durante le quali si parla di denaro, di centinaia di migliaia di euro, e di appalti, anche nel settore dei rifiuti. Dall'analisi delle conversazioni dei due cugini intercettate al termine della riunione, emerge che qualcosa non è andata per il verso giusto e che uno degli interlocutori, verosimilmente il presunto capo del clan Mallardo, si sarebbe irritato per il coinvolgimento di una persona legata da stretti vincoli di parentela con Michele Zagaria, tirato in ballo proprio dai due cugini.