Pagani, smantellata la Gomorra del Salernitano

Campania
Foto di archivio (ANSA)
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Gli inquirenti hanno documentato 92 episodi di spaccio di cocaina, crack e marijuana. La base operativa del gruppo era nel quartiere Lamia, in via Matteotti 

Avevano il controllo totale di una zona del quartiere Lamia a Pagani, in provincia di Salerno, dove avevano allestito la loro piazza di spaccio. Una piccola Gomorra sgominata all'alba di martedì 30 ottobre, dai carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore. I militari hanno eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare, 6 in carcere e 5 agli arresti domiciliari. I carabinieri hanno effettuato anche 17 perquisizioni domiciliari e personali nei confronti dei partecipanti al sodalizio. Tra gli indagati anche due minorenni e tre nati nel 1999. Tra le persone coinvolte risultano il figlio di un boss defunto, ritenuto il fondatore dell'organizzazione, e un uomo al clan Fezza-Petrosino.

La piazza di spaccio gestita in stile Gomorra

Le indagini, coordinate inizialmente dalla Procura di Nocera Inferiore e successivamente dalla Dda di Salerno hanno preso il via a inizio 2017 e, in appena sei mesi, hanno permesso di documentare 92 episodi di spaccio di cocaina, crack e marijuana. La base operativa del gruppo era via Matteotti a Pagani. La zona era controllata con vedette per monitorare l'eventuale arrivo delle forze dell'ordine. Le comunicazioni del gruppo, inoltre, avvenivano con un linguaggio gergale. L'attività di spaccio iniziava intorno alle 16 e proseguiva fino alle 5 del mattino. "Prima avveniva la consegna del denaro, poi l'acquirente attendeva che gli venisse portata la sostanza stupefacente" ha spiegato il procuratore facente funzioni Luca Masini, evidenziando l'organizzazione che si era data il gruppo criminale. "La droga veniva nascosta in anfratti nei pressi di alcuni cortili - ha proseguito Masini - e non doveva mai essere sulla persona o nell'abitazione". Il sodalizio criminale, inoltre, pur sospettando di essere controllato, aveva continuato la propria attività. In una circostanza, come spiegato dal sostituto procuratore della Dda, Vincenzo Senatore, "era stata distrutta una delle telecamere installate dalle forze dell'ordine per monitorare quanto avveniva nel quartiere Lamia". Durante le perquisizioni i carabinieri hanno rinvenuto anche cospicue somme di denaro in contanti, tra i 4000 e i 6000 euro, che, secondo gli investigatori, rappresenterebbero un ulteriore elemento di riscontro dell'attività praticata dagli indagati.

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