Napoli, ingegnere ucciso: trovato DNA vittima e imputato sull’arma

Campania
Foto di archivio

La polizia scientifica ha isolato i profili genetici su alcuni reperti, tra cui un coltello, acquisiti nel caso dell’omicidio di Vittorio Materazzo, avvenuto a Napoli il 28 novembre 2016 

La polizia scientifica ha isolato il Dna della vittima e dell’imputato su alcuni reperti sequestrati nel caso dell’omicidio dell’ingegnere Vittorio Materazzo, avvenuto a Napoli il 28 novembre 2016, e che vede a processo il fratello della vittima, Luca Materazzo. La notizia si è appresa oggi durante lo svolgimento del procedimento giudiziario in corso al Tribunale del capoluogo campano. I profili genetici, in alcuni casi sovrapposti, sono stati rinvenuti su un coltello da sub, ritenuto uno delle armi usate per il delitto, e su un casco di cui l’imputato aveva denunciato il furto. Gli oggetti erano stati trovati in un vicolo vicino all’abitazione dell’ingegnere, dove si era consumato l’omicidio. La prossima udienza si terrà il 25 ottobre, quando verranno ascoltati gli ultimi due testimoni, tra cui la moglie dell'ingegnere, Elena Grande.

La testimonianza di un'amica dell'imputato

Durante l’udienza, è stata sentita un’amica dell’imputato, Valentina Guglielmi, che ha dichiarato "Accompagnai Luca da un avvocato il quale gli disse 'se fosse mio cliente le consiglierei di andarsene'". La ragazza, dopo l’omicidio, era tornata a Napoli da Milano per incontrare Luca Materazzo, a cui era legata da una vecchia amicizia e lo aveva ospitato a casa dei suoi genitori. L’imputato aveva lasciato l’abitazione dei genitori della giovane il 10 dicembre e da quel momento di lui si erano perse le tracce. È stato ritrovato, solo i primi giorni di gennaio 2018, a Siviglia, in Spagna, dove aveva trovato lavoro in un bar. Valentina Guglielmi ha anche raccontato di avere ricevuto un'insolita richiesta dall'imputato, durante il soggiorno a casa dei suoi genitori, a cui non aveva dato molto peso. "Mi chiese se potevo dargli il mio passaporto. Gli ho risposto 'ma cosa te ne fai, io ho i capelli lunghi, sono piccolina' ... 'Mi metto la parrucca', mi ha risposto".  

Le dichiarazioni dell’imputato Luca Materazzo

"Non sono il mostro di Firenze... quell'avvocato non mi ha invitato alla fuga, mi disse che l'esito processuale non dipendeva dalla mia presenza... e io non mi sentivo al sicuro... neppure nella casa dove abitavo, dove tutti potevano entrare". È questa una delle dichiarazioni spontanee rilasciate da Luca Materazzo durante l'udienza del processo a suo carico. “Non volevo mettere in pericolo i miei amici, per questo sono andato via" ha poi aggiunto, ribadendo ancora una volta la sua estraneità ai fatti. Rivolto alla giuria ha poi detto "temo di essere contagiato, il 70 per cento dei detenuti del padiglione dove mi trovo ha malattie contagiose".

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