Usa, i Ceo delle grandi aziende sono sempre più a sinistra. C'è un motivo?

Una ricerca pubblicata in ottobre dalla Columbia Law School mostra come negli ultimi vent’anni le aziende americane e i loro dirigenti si sono spostati sempre più a sinistra. Analizzando le preferenze politiche e le donazioni a partiti e comitati elettorali effettuate da 97.469 dirigenti aziendali di 9.005 diverse società statunitensi, i ricercatori hanno scoperto che nell’arco dell’ultimo ventennio lo spostamento è stato marcato e costante. Nel 2020 si sposta l'ago della bilancia Secondo la scala ideologica elaborata dagli studiosi, in media, i dirigenti senior sono quelli che si sono spostati più, passando diametralmente al campo opposto. Anche i consigli di amministrazione hanno cambiato campo ideologico: l’analisi mostra che a inizio anni 2000 erano mediamente piuttosto di destra, ma si sono gradualmente spostati a sinistra fino a che, dal 2020 in poi, la maggior parte di essi è diventata progressista. Anche la cosiddetta “C-suite”, ovvero il gruppo dirigenziale più elevato che comprende coloro il cui titolo inizia per “C” nella denominazione americana , e gli stessi CEO presi singolarmente, si sono spostati verso sinistra. Nel loro caso, tuttavia, sarebbe forse più corretto dire che sono diventati meno di destra: partendo da una posizione molto conservatrice vent’anni fa, la maggior parte oggi si trova nel campo della destra moderata. Politiche progressiste Dopotutto, i segnali di una svolta a sinistra erano chiari, dato che nell’ultimo ventennio il mondo del business americano e occidentale ha iniziato ad adottare approcci che hanno allargato la missione delle aziende dal mero profitto a un obiettivi più ampi, come l’ESG e il DEI . Queste politiche mirano al raggiungimento di traguardi ambientali e sociali e al favorire l’avanzamento all’interno della società da parte delle minoranze e dei gruppi più svantaggiati. Politiche, insomma, che tradizionalmente sono associate all’universo progressista. "Capitalismo woke" Secondo il Financial Times, i critici di questi approcci, rappresentati soprattutto da politici e attivisti conservatori, sostengono che quello da loro definito “capitalismo woke” non sia altro che un modo per fare “virtue signalling”, espressione americana che indica l’ostentazione di valori morali condivisi da un gran numero di consumatori al mero fine di mantenere alti i profitti, ma senza nei fatti portare a cambiamenti reali. Chi invece difende lo spostamento a sinistra delle aziende, sostiene che queste ultime abbiano semplicemente ampliato la platea a cui rendere conto del loro operato: dagli azionisti e i consumatori all’intera società e al pianeta. Ma il quotidiano britannico sottolinea come questa svolta a sinistra rifletta semplicemente un cambiamento valoriale e ideologico della classe manageriale che si inserisce in un più ampio riallineamento politico della società americana, passata da un mondo in cui i ricchi sostenevano i conservatori a uno in cui chi ha un alto livello di istruzione sostiene i progressisti. Nel mondo aziendale si sta replicando un altro trend che caratterizza l’attuale società americana: la polarizzazione politica. I ricercatori hanno notato come, soprattutto nel caso delle aziende della Silicon Valley, siano sempre più frequenti i casi di dirigenze che si schierano molto a sinistra o molto a destra. Emblematico è il caso di Elon Musk, che inizialmente ha espresso il suo supporto per Donald Trump, poi ha contribuito attivamente alla sua campagna e ora si appresta a entrare a far parte della sua amministrazione.