L'Europa sarebbe pronta a difendersi da sola? I dati

La vittoria di Donald Trump sta provocando grande subbuglio tra i leader dell’Unione europea, preoccupati per le politiche isolazioniste che potrebbe avanzare la nuova amministrazione americana. Oltre ai dazi sui prodotti europei e il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi sul clima, uno degli scenari che preoccupano di più è quello che riguarda il futuro della Nato e della difesa europea. In passato e durante la campagna elettorale Trump si è mostrato a dir poco scettico sull’alleanza atlantica, ha dichiarato di non voler più aiutare militarmente gli Stati europei, e durante il suo primo mandato aveva spinto i membri della Nato a investire di più sulla propria difesa. Rispetto al periodo dell’ultima presidenza Trump, oltretutto, lo scenario geopolitico è cambiato radicalmente: l’aggressione della Russia all’Ucraina ha riportato la guerra in Europa e suonato i campanelli di allarme tra le amministrazioni europee, che ormai da anni paventano il lancio di un progetto di difesa comune, ad oggi ancora in alto mare. L’elezione di Trump non ha fatto altro che alzare il livello di preoccupazione, anche perché molti analisti si chiedono quanto le difese europee, senza gli aiuti americani, sarebbero in grado di fare fronte a una minaccia come quella russa. Qual è lo stato della difesa europea? Con la fine della Guerra Fredda, molti Paesi europei hanno ridotto notevolmente il loro budget per le spese militari, preferendo spendere le proprie risorse economiche in altri ambiti come il welfare e la spesa pensionistica. Per questo motivo, gli eserciti europei sono considerati poco preparati per affrontare una guerra lunga e complessa e hanno poca esperienza in operazioni su larga scala, dipendendo principalmente dal coordinamento e la leadership degli Stati Uniti all'interno della Nato. Bloomberg News ha calcolato quanto questi tagli alle spese militari abbiano impattato sugli eserciti e sulla loro capacità di difesa. Dal 1994 al 2024, la Francia ha tagliato del 14% le spese militari per veicoli da combattimento blindati, l’Italia del 38%, la Spagna e il Regno Unito del 47%, la Germania del 77% e gli altri Paesi Nato del 53%, mentre gli Stati Uniti solo del 12%. Per quanto riguarda gli aerei da combattimento, la Spagna è stato l’unico Paese Nato ad aumentare la propria spesa del 9%, mentre gli altri hanno l’hanno tutti diminuita: l’Italia del 47%, la Francia del 67%, la Germania del 69%, il Regno Unito e gli altri Paesi Nato del 72%. In questo caso, anche gli Stati Uniti hanno effettuato tagli piuttosto consistenti, che ammontano al 41%. Nel corso degli ultimi 30 anni gli americani hanno tuttavia aumentato il loro budget per le navi da guerra del 10%, mentre la Spagna l’ha diminuito del 23%, l’Italia del 24%, il Regno Unito del 32%, la Francia del 34% e la Germania del 69%. Infine, la spesa italiana in sottomarini è rimasta invariata, mentre è diminuita del 40% negli Stati Uniti, del 44% nel Regno Unito, del 53% in Francia, del 70% in Germania, del 75% in Spagna e del 52% negli altri membri della Nato. Anche la Russia negli anni ‘90 tagliò il proprio budget militare, ma Putin ha avviato un programma di ammodernamento ed espansione che prevede di rendere l’esercito russo il più grande al mondo dopo quello cinese. Attualmente, i Paesi europei che fanno parte della NATO dispongono nel complesso di quasi 33 mila veicoli armati , circa 2000 aerei da combattimento , 387 navi da combattimento e 61 sottomarini . Senza l’aiuto della potenza militare americana, che da sola dispone di oltre 46 mila veicoli armati, quasi 3500 velivoli, 207 navi e 66 sottomarini, non è chiaro se gli eserciti europei riuscirebbero a contrastare da soli l'aggressione russa.