Anura Kumara Dissanayake: chi è il nuovo presidente marxista dello Sri Lanka?

Anura Kumara Dissanayake è il nuovo presidente dello Sri Lanka, il più a sinistra nella storia del Paese, e la sua elezione segna un punto di rottura con un passato politico dominato da pochi partiti e famiglie. Ha vinto le elezioni alla guida dell'Alleanza Nazionale del Potere del Popolo , una coalizione di sinistra, di cui fa parte il suo Janatha Vimukthi Peramuna , di origine marxista-leninista, dopo uno storico riconteggio: poiché nessun candidato aveva superato il 50% dei voti nel primo spoglio, la commissione elettorale ha dato il via ad un nuovo spoglio che, come prevede il sistema elettorale dello Sri Lanka, considera le “seconde e terze preferenze” espresse dagli elettori. Alla fine, Dissanayake si è imposto con il 43% delle preferenze, con un netto distacco rispetto agli altri due candidati, ma con una delle percentuali più basse mai ottenute da un candidato presidenziale, sintomo di un elettorato più frammentato rispetto al passato. Ora starà a lui traghettare il Paese verso la ripresa economica e nei restanti due anni del programma del FMI, cercando un equilibrio tra rinnovamento e continuità. Se la sua ascesa è stata alimentata dalla volontà di rottura con il passato, il Paese ha ritrovato negli ultimi due anni, sotto l’ala del FMI, un fragile equilibrio economico che va salvaguardato. Una rincorsa partita da lontano Alle ultime elezioni parlamentari, il partito di Anura Kumara Dissanayake, o AKD come è conosciuto in Sri Lanka, aveva guadagnato solo tre seggi. Ma la sua ascesa parte da lontano e ha come punto di svolta il default del 2022. A differenza dei suoi predecessori, Dissanayake non proviene da una famiglia di politici, ma da un contesto agricolo, con madre casalinga e padre impiegato. È originario di Thambuttegama, nel distretto di Anuradhapura, a circa 170 km dalla capitale Colombo. Qui ha studiato, diventando il primo studente della sua scuola a iscriversi all'università, dove si è laureato in scienze. È proprio negli anni universitari che si è avvicinato alla politica, unendosi all'ala studentesca del JVP alla fine degli anni Ottanta. Il partito, di estrema sinistra e d’ispirazione maoista, veniva da una storia di sangue, dopo una ribellione anti-governativa negli anni Settanta dove si era macchiato di terribili atrocità. La repressione del governo non fu da meno; molti militanti - o presunti militanti - del partito furono uccisi e perseguitati. Dissanayake si unì al JVP nel 1986, nel bel mezzo di una seconda rivolta, anch’essa repressa duramente. A farne le spese fu anche la sua famiglia, con la casa dei genitori che fu data alle fiamme in una vendetta pubblica contro i sostenitori del partito. Dopo un periodo di clandestinità, il JVP fu reintegrato nella politica del Paese, dopo aver abbandonato le sue posizioni più radicali. Dissanayake avrebbe poi scalato le gerarchie del partito fino a diventarne segretario generale nel 2014, portando avanti un progetto di moderazione e scusandosi pubblicamente per le violenze passate. Nel 2019, creò una coalizione politica sotto la guida del JVP, riunendo piccoli partiti, ONG e associazioni della società civile: questa coalizione è l’NPP con cui ha appena vinto le elezioni. Nel 2022 il default dello Sri Lanka innescò nel Paese proteste di massa che portarono alla caduta dell’allora presidente Gotabaya Rajapaksa e della sua potente dinastia familiare, accusata di essere il fulcro della corruzione che aveva svuotato le casse dello Stato. Sulla scia di questo malcontento, Dissanayake è diventato sempre più popolare, continuando a fare leva sul risentimento verso l'establishment politico tradizionale e, più recentemente, promettendo di rinegoziare il programma del FMI che, con le sue misure di austerità, ha reso la vita difficile a gran parte della popolazione. Gestire un paese in bilico Pur essendo giunto alla presidenza, il percorso di Dissanayake è tutt'altro che in discesa. Il fragile equilibrio dell’economia, a due anni dal picco della crisi, mal si sposa con il programma elettorale del NPP, che prevede misure di welfare a sostegno delle fasce più colpite dai tagli del programma del FMI. L'austerità imposta dal programma è stata tra i motivi che hanno portato molti cittadini a votare per Dissanayake, i quali ora si attendono un concreto miglioramento delle loro vite. Il 2023 è stato segnato da una ripresa della crescita e dalla normalizzazione dei livelli di inflazione; sono tornati i turisti, qualche investitore coraggioso e la valuta locale ha ripreso forza. Nonostante ciò, i benefici non hanno raggiunto tutti: A Colombo e nelle aree turistiche i miglioramenti sono tangibili, ma al di fuori di le famiglie faticano a riprendersi dalla crisi. Circa un quarto della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e molti giovani continuano a lasciare lo Sri Lanka in cerca di un futuro migliore. Dissanayake non ha ancora chiarito come intende gestire concretamente questo scenario, come far coesistere welfare e rigore fiscale. Rinegoziare l’accordo con il FMI può essere un punto di partenza, ma devono seguire misure che rassicurino gli investitori sulla capacità dello Sri Lanka di camminare con le proprie gambe.