Italia-Libia. Lavori in corso

Le sfide di domani Una data è segnata sul calendario: il 29 ottobre, giorno del business forum economico libico-italiano. Si terrà a Tripoli, con il Primo ministro ad interim Debaibah a fare gli onori di casa e la presenza, che a noi risulta confermata, di Giorgia Meloni. Il rapporto è strategico. Se dovesse partecipare, sarebbe la quarta visita di Meloni in Libia in un anno e mezzo. Molti i temi in agenda, uno lo abbiamo raccontato su Sky tg24. Il più grande progetto civile affidato a un consorzio italiano - la costruzione dell’aeroporto internazionale di Tripoli - è in stallo: i pagamenti al momento risultano bloccati. Ma qual è lo scenario attuale? In che modo le tensioni locali e gli appetiti di altri Paesi - dalla Russia alla Turchia - possono generare cortocircuiti nei rapporti con l’Italia? Pace a rischio L’equilibrio di potere in Libia, che ha portato a un periodo di relativa calma, è nuovamente in pericolo. Recenti azioni da parte di leader politici e militari locali, che rappresentano la galassia tribale e i grandi interessi dell’Est e dell’Ovest del Paese, hanno causato un incremento dell’insicurezza e un deterioramento della situazione politica ed economica. Le tensioni si concentrano principalmente sul controllo della Banca centrale, che gestisce oltre il 90% delle entrate fiscali derivanti dal petrolio. Solo pochi mesi fa, le milizie del Governo di Unità Nazionale avevano tentato di rimuovere il presidente della Banca centrale, al-Siddiq al-Kabir, portando le autorità dell’est a ordinare la chiusura della produzione e delle esportazioni di petrolio nelle loro aree di controllo. Questa situazione ha innescato una crisi di liquidità per il governo di Tripoli e l’incapacità di effettuare pagamenti essenziali per i cittadini. In sostanza, con questa mossa il generale Khalifa Haftar, che controlla l’est della Libia, è riuscito a destabilizzare ulteriormente il governo di Debaibah. Il passato che ritorna Negli ultimi anni, la stabilità libica si era basata su un cessate il fuoco e su un accordo informale sulla ripartizione delle entrate petrolifere. Tuttavia, le recenti azioni di al-Kabir, che ha accusato il GNU di spese eccessive, hanno alimentato la tensione. Le violenze sono aumentate, con scontri tra milizie a Tripoli che hanno causato morti e feriti. Le forze di Haftar hanno bloccato la produzione di petrolio nel giacimento di Sharara, un’azione che potrebbe avere motivazioni politiche oltre a quelle economiche. La situazione è ulteriormente complicata dalla crescente tensione nella regione di Ghadames, strategica per il controllo dei flussi migratori e delle risorse petrolifere. La crisi petrolifera avrà ripercussioni su tutta la Libia, mentre la posizione di forza di Haftar rispetto al governo di Dbeibah complica ulteriormente la situazione, con il rischio di una paralisi della pubblica amministrazione. Risiko libico, gli ultimi passi A livello internazionale, vari Paesi hanno espresso preoccupazione per l’escalation della violenza. Le Nazioni unite e altri attori cercano di ridurre le tensioni e promuovere un dialogo tra le fazioni. Ma non tutti soffiano sui venti di pace. Particolarmente attive, nella storia recente, la Russia e la Turchia. Mentre Putin ha da sempre supportato Haftar, seppur distratto da scenari per lui più urgenti, i movimenti del governo di Ankara fanno riflettere. Nel 2019, l’intervento turco a sostegno di Tripoli era stato decisivo a fermare l’avanzata di Haftar dalla Cirenaica verso la Tripolitania. Ma oggi le cose stanno cambiando. In una dichiarazione del luglio 2024, il ministro degli Esteri turco Fidan ha affermato che i rapporti con la Cirenaica sono in miglioramento, segnalando un dialogo costante sia con il presidente del Parlamento di Tobruk Saleh, sia con Haftar e i suoi figli. La crisi attuale ha messo in ombra le iniziative diplomatiche del governo di Debaibah, che cerca di ottenere fondi per gestire i flussi migratori. Con un governo instabile e le tensioni politiche in aumento, l’Italia e gli altri Stati europei potrebbero dover rivedere le loro relazioni con i leader libici.