Cosa farà l'Iran con Hezbollah?

Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah ucciso in un raid israeliano a fine settembre, non era solo il leader di un movimento locale libanese, ma anche la chiave di volta di un sistema regionale. Il “Partito di Dio”, infatti, era la punta di lancia del cosiddetto Asse della resistenza, l’insieme di milizie, partiti e governi mediorientali che fanno capo all’Iran. La Repubblica islamica, che ha creato questa rete regionale con il preciso obiettivo di garantire la sua sicurezza lontano dai propri territori, si trova ora nella difficile posizione di gestire il più grave momento di criticità di Hezbollah, con la successione a Nasrallah ancora non ufficializzata, e alle prese con l’offensiva aerea e terrestre di Israele in Libano. A questo stato di cose si aggiunge il fatto che la caccia all’uomo israeliana contro i quadri dell’organizzazione, o di ciò che ne resta, è ad oggi tutt’altro che conclusa. Vale la pena chiedersi cosa farà l’Iran con il “Partito di Dio”, peraltro mentre si attende ancora una risposta diretta di Israele all’attacco missilistico lanciato da Teheran a inizio ottobre. Nessun successore? Hezbollah non ha ancora ufficializzato la nomina del successore di Nasrallah alla guida del partito, ma al momento non si profila alcun nome all’altezza del compito se non quello di Hashem Safieddine, cugino da parte di madre del defunto Nasrallah e membro di diritto della “aristocrazia sciita” del Libano meridionale. Hezbollah, considerato un’organizzazione terroristica da Israele e USA, è ancora fortemente sotto pressione sia per l’incursione di terra israeliana iniziata da due settimane – che al momento non sembra spingersi in profondità nel Paese dei Cedri – ma anche per i raid aerei che continuano a prendere di mira asset e personalità del gruppo. Infatti, anche se l’eliminazione di Nasrallah ha rappresentato sicuramente l’acme nella campagna di “targeted killings” portata avanti da Israele, altri leader sono stati eliminati dopo di lui. Ad esempio Suhail Hussein Husseini, responsabile della “logistica” di Hezbollah ucciso l’8 ottobre in un raid su Beirut. A differenza del vicesegretario e leader ad interim Naim Qassem, che in questo momento è l’unico volto pubblico di Hezbollah, il gruppo mantiene Safieddine defilato, probabilmente per evitare di mettergli un ulteriore bersaglio sulla schiena . Un "Asse fuori asse"? Nel 2012 Hezbollah era stato “costretto” a intervenire nel conflitto siriano per salvare il suo alleato, il presidente Bashar al-Assad, perdendo molti uomini e vedendo la propria popolarità compromessa tra gli arabi . Se l’allora leader del partito-milizia libanese ritenne l’impresa necessaria per non indebolire l’Asse della resistenza, la sua scomparsa oggi è probabilmente un colpo assai più duro per la rete filo-Teheran in Medio Oriente. L'influenza e la popolarità di Nasrallah si estendevano ben oltre i confini del Libano. Il suo nome veniva evocato tra gli sciiti dall'Afghanistan allo Yemen. La sua influenza era enorme anche all'interno del regime iraniano e superava persino quella dei più stretti consiglieri dell'ayatollah Ali Khamenei, la Guida suprema della rivoluzione, con cui Nasrallah poteva interloquire faccia a faccia in fluente lingua persiana. Iran, cosa fare? L’Asse della resistenza è stato concepito da Teheran per “esternalizzare” la sua prima linea di difesa. Complice l’esperienza tremenda della guerra Iran-Iraq degli anni Ottanta, che aveva prodotto costi enormi in termini di distruzione e vite umane, la Repubblica islamica ha sviluppato una strategia di sicurezza tale da affrontare i nemici in modo asimmetrico e in territorio altrui, creando una sorta di cordone sanitario attorno a Israele tramite gruppi e milizie in Siria, Iraq, Yemen e Libano. Tuttavia, Hezbollah non era un semplice proxy dell’Iran, ma un partner di livello quasi paritario, oltre che il più potente sul piano militare. E lo è ancora oggi, sebbene indebolito nella leadership e impegnato nella guerra con Israele. L'organizzazione libanese, dunque, non si piegherà facilmente, perché ha ancora centinaia di migliaia di combattenti e missili, ma per sopravvivere sarà costretta ad adattarsi. Potrebbe trasformarsi semplicemente in un'entità politica, difficile, e consegnare le armi all'esercito libanese, ancora più difficile. La Repubblica islamica ha forte interesse nel non vedere il gruppo completamente distrutto: lo scenario più probabile è che l'Iran offra sostegno simbolico, incoraggi Hezbollah a evitare di andare allo scontro diretto con Israele e cerchi di giocare la partita sul lungo periodo, con l’obiettivo di ricostruire – anche solo parzialmente – quello che era il suo asset più importante in Medio Oriente.

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