Dalla diga della discordia alla Somalia, alta tensione tra Egitto e Etiopia

Nelle ultime settimane la tensione tra Egitto ed Etiopia è tornata ad innalzarsi a seguito del rafforzamento della partnership tra Il Cairo e la Somalia, con la quale il governo del presidente Abd-Fattah al-Sisi ha di recente firmato un accordo di cooperazione in materia di sicurezza. Il presidente ha visitato la Somalia il 14 agosto scorso, firmando a Mogadiscio l'accordo con l'omologo Hassan Sheikh Mohamud. Le truppe del Cairo verso la Somalia Il Cairo potrà ora schierare le sue truppe e i suoi armamenti in Somalia, una mossa percepita come una minaccia dal premier etiope Abiy Ahmed e che rappresenta l'ultimo capitolo di una rivalità che ha al centro le preoccupazioni egiziane per la Great Ethiopian Renaissance Dam . La Gerd è la grande diga sul Nilo costruita dal 2011 al 2022 e gradualmente in via di entrata in un pieno regime operativo. La Gerd, costruita nella regione di Benishangul-Gumuz, presso il confine col Sudan, mira a risolvere i problemi atavici di carenza energetica dell'Etiopia e oggigiorno conta quattro turbine operative, le ultime due installate nell'agosto scorso. L'operatività della Gerd è ritenuta una minaccia da Sudan ed Egitto, che temono che possa condizionare i flussi d'acqua del Nilo, sottraendo risorse fondamentali per la sussistenza dei due Paesi attraversati dal primo fiume d’Africa. In particolare, l’Egitto teme un depauperamento del flusso che alimenta il Lago Nasser, centrale per la sicurezza dei suoi approvvigionamenti idrici, e che causerebbe un danno all’agricoltura e approvvigionamento idroelettrica. Per questo, nell’ultimo decennio tra Addis Abeba e Il Cairo sono stati promossi più volte dialoghi e confronti politici per cercare di trovare una soluzione alla questione, senza alcun successo. Lo scenario geopolitico ha visto la disputa sul Nilo minare la stabilità regionale a lungo, e a riaccendere i fari sul confronto tra Egitto ed Etiopia è stata la mossa del Cairo in Somalia con cui al-Sisi ha voluto rispondere a Addis Abeba sfruttando l’opportunità di poter posizionare le sue forze vicino al confine del Paese rivale. La Somalia terreno di scontro? La Somalia, del resto, ha spinto per un accordo bilaterale col Cairo dopo che l’Etiopia si è di fatto ricavata sul suo territorio un accesso al mare inviando le sue truppe nella regione separatista del Somaliland, de facto indipendente ma che Mogadiscio non riconosce. La presenza etiope sul Mar Rosso avrebbe amplificato la minaccia percepita del Cairo alla sua sicurezza, come riporta Critical Threats: “'l’Egitto vuole contrastare la crescente influenza dell'Etiopia sul Nilo e sul Mar Rosso, che sono vie d'acqua economicamente vitali per il Cairo”. Dal canto suo, “l'Etiopia ha fortemente avvertito che la crescente presenza militare egiziana al suo confine rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale”. Qualora l’accordo tra Mogadiscio e Il Cairo portasse all’effettivo schieramento di truppe egiziane, in Somalia si creerebbe un’inedita situazione di contatto diretto tra le forze del Paese di al-Sisi e quelle etiopi. Un contatto che rischia di aumentare la possibilità di un confronto regionale. Ad oggi, il principale cuscinetto di sicurezza contro un simile scenario è la presenza della missione di peacekeeping dell’Unione Africana, attiva dal 2006 per sostenere Mogadiscio contro l’insorgenza dei gruppi militanti e a prevenire lo scoppio di una guerra civile dopo la fase di conflitti di diciotto anni fa. Il ritiro della missione è previsto entro il 31 dicembre, mentre a fine settembre si terrà una mediazione diretta tra Etiopia, Somalia e Somaliland coordinata dalla Turchia sulla disputa portuale e militare. Scenari critici in cui un fallimento della diplomazia e un ritiro delle forze di pace potrebbe avvicinare uno scontro Etiopia e Egitto.