Perché i Paesi arabi boicottano Coca Cola e Pepsi

Uno degli effetti della guerra di Gaza è il boicottaggio su larga scala dei prodotti legati agli Stati Uniti, il principale alleato di Israele, da parte delle popolazioni dei Paesi a maggioranza musulmana che solidarizzano con la causa palestinese. In particolare, i grandi marchi di bevande gassate Pepsi e Coca Cola, considerati da sempre un simbolo degli Stati Uniti nel mondo, stanno subendo gravi perdite nei mercati in questione, mentre crescono i brand locali. Secondo un’analisi di Reuters basata sui dati raccolti dalla società di ricerche di mercato GlobalData, la quota di mercato di Coca Cola in Pakistan è scesa dal 6,3% nel 2022 al 5,7% nel 2023, mentre quella di Pepsi dal 10,8% al 10,4%. Pepsi ha perso circa la stessa percentuale di mercato in Egitto, mentre entrambe le aziende hanno diminuito i loro volumi di mercato in misura simile Bangladesh e sono in calo o ferme ai volumi del 2022 anche in Libano, Turchia, Malesia e Indonesia. Dati che non sembrano così negativi a prima vista, ma lo diventano se si considera che negli ultimi decenni le due multinazionali avevano investito miliardi di dollari in questi Paesi, aumentando le vendite e conquistando quote di mercato. Nei sei mesi successivi agli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre, infatti, le vendite di Pepsi nella divisione Africa, Medio Oriente e Asia meridionale sono cresciute a malapena, dopo aver registrato una crescita dell'8% e del 15% sugli stessi due trimestri tra il 2022 e il 2023. Le vendite di Coca Cola in Egitto sono diminuite di oltre il 10% nei primi sei mesi del 2024, quando nello stesso periodo dell'anno scorso erano in aumento. Secondo quanto riporta Reuters, in Pakistan Coca-Cola avrebbe investito circa un miliardo di dollari dal 2008 a oggi, ottenendo crescite a doppia cifra in determinati anni. Nel frattempo, i brand locali stanno guadagnando terreno. Le esportazioni della bevanda egiziana V7, ispirata alla Coca Cola, quest’anno sono triplicate rispetto al 2023, mentre gli impianti produttivi della pakistana Cola Next sarebbero in difficoltà nel far fronte all'aumento della domanda. Nel solo Egitto, dove V7 è in commercio da poco più di un anno, le vendite sarebbero aumentate del 40%. Anche altri marchi americani considerati simboli della cultura occidentale, come McDonald's e Starbucks stanno subendo boicottaggi: secondo la società di ricerche di mercato NielsenIQ, la quota di mercato dei marchi globali in Medio Oriente è diminuita del 4% nella prima metà del 2024. E i boicottaggi più efficaci sarebbero proprio quelli contro i marchi di bibite, in quanto più ampiamente disponibili e riconoscibili. Reuters, tuttavia, riporta che questi cali nelle vendite potrebbero essere determinati non solo dai boicottaggi, ma anche dall’inflazione e l’instabilità economica che hanno colpito alcuni dei Paesi in questione , erodendo già prima della guerra il potere d’acquisto dei consumatori e spingendoli verso marchi locali più economici.