Meno di un americano su 3 sostiene l'azione militare di Israele a Gaza

Nel novembre 2023, a poche settimane dall’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre, il 50% degli statunitensi si diceva a favore dell’azione militare israeliana contro la Striscia di Gaza. Oggi, dopo quasi due anni di guerra che hanno raso al suolo l’enclave e causato oltre 60.000 morti tra i palestinesi, il sostegno è crollato al 32%, il minimo storico secondo il sondaggio Gallup che monitora questa opinione dall’inizio del nuovo conflitto. Si tratta di dieci punti in meno anche rispetto all’ultima rilevazione di settembre scorso, quando il supporto all’azione militare di Israele ammontava al 42%. Nello stesso periodo, la percentuale di quanti disapprovano è invece salita al 60%, contro il 48% di settembre 2024 e il 45% di novembre 2023. Questo trend è trainato soprattutto dal crollo delle percentuali di opinioni positive tra gli elettori democratici e indipendenti, entrambe in calo di 16 punti rispetto a settembre, e rispettivamente di 28 e 22 punti rispetto a novembre 2023. Oggi solo l’8% dei democratici e il 25% degli indipendenti approvano l’azione militare israeliana a Gaza. I repubblicani, invece, rimangono ampiamente favorevoli, con un sostegno addirittura in crescita al 71% rispetto al 66% di settembre e uguale a quello registrato a novembre 2023. La forbice tra i due schieramenti è ora la più ampia mai registrata, un dato che dimostra come il supporto a Israele sia diventato un tema sempre più politicamente polarizzante. Il sondaggio misura anche il sostegno alle operazioni militari israeliane contro i siti nucleari e di arricchimento dell’uranio in Iran: il 38% degli americani si dice a favore, mentre il 54% è contrario. Anche qui le divisioni partitiche sono nette: è favorevole il 78% dei repubblicani, il 31% degli indipendenti e solo il 12% dei democratici. Record negativo anche per Netanyahu Dallo stesso sondaggio emerge anche un’altra notizia: il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu registra per la prima volta dal 1997 una maggioranza di opinioni negative sul suo conto negli Stati Uniti. Il 52% degli americani lo giudica infatti sfavorevolmente, il 29% in maniera positiva e il 19% non si esprime a riguardo. Fino agli ultimi mesi del 2023, le opinioni positive su Netanyahu superavano quelle negative, ma la sua immagine si è progressivamente deteriorata dall’inizio del conflitto, con un crollo particolarmente marcato tra elettori Dem e indipendenti. Oggi, due terzi dei repubblicani mantengono una visione positiva del premier israeliano , contro appena il 19% degli indipendenti e il 9% dei democratici, per un divario record di 58 punti tra repubblicani e democratici. Divario demografico, oltre che politico Per quanto riguarda le fasce demografiche, gli uomini, i bianchi e gli over 55 – ovvero gruppi che tendono ad essere anche più conservatori – sono più inclini a sostenere sia Netanyahu sia le operazioni militari israeliane a Gaza e in Iran. Gli uomini sono più favorevoli di dieci punti o più rispetto alle donne sia nella valutazione di Netanyahu sia riguardo le azioni militari di Israele a Gaza e in Iran . Per quanto riguarda l’età, solo il 6% dei 18-34enni americani ha un’opinione positiva di Netanyahu e appena il 9% approva le azioni di Israele a Gaza, contro rispettivamente il 47% e il 49% tra gli over 55. Infine, le persone di etnia bianca hanno opinioni più favorevoli – 35% nei confronti di Netanyahu, 40% sull’azione a Gaza, 47% sull’azione in Iran – rispetto agli americani di colore – 17%, 18% e 23%, rispettivamente.

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Gianluca De Feo