Usa Ucraina, l'accordo minerario fra Trump e Zelensky: cosa prevede

Fumata bianca per l’accordo sui minerali critici tra Stati Uniti e Ucraina: il 28 febbraio il leader di Kiev, Volodymyr Zelensky, sarà alla Casa Bianca per firmare con il presidente americano Donald Trump un protocollo d’intesa cruciale nel quadro del riassetto strategico dell’Europa orientale. Proposto inizialmente dall’Ucraina per fermare il deterioramento delle relazioni con l'amministrazione Trump e consolidare una relazione di lungo termine con gli Usa, il patto si era inizialmente arenato per le richieste esorbitanti di Washington. L’accordo Trump-Zelensky Inizialmente Trump chiedeva che Kiev finanziasse con le entrate del suo settore minerario un fondo da 500 miliardi di dollari interamente di proprietà americana come ricompensa per l’aiuto militare prestato dagli Usa, senza garanzie di sicurezza o di reinvestimento di parte dei proventi sul territorio del Paese invaso dalla Russia nel 2022. Il rifiuto di Zelensky a negoziare l’accordo aveva portato - assieme alla critica da parte di Kiev dei negoziati russo-americani a Riad che escludevano l’Ucraina dalla discussione sulla conclusione del conflitto - alla dura reazione di Trump, che aveva definito Zelensky “un dittatore” e lo aveva accusato di aver scatenato il conflitto. Dopo la mediazione, condotta dal segretario al tesoro Usa Scott Bessent e dal vicepremier e ministro della Giustizia ucraino Olga Stefanishyna, si è giunti alla conclusione di un accordo dei cui contenuti non c’è ancora conferma ufficiale ma le cui bozze sono state visionate dal New York Times. Secondo la testata americana l’intesa “non include più la richiesta che l’Ucraina contribuisca con 500 miliardi di dollari a un fondo di proprietà degli Stati Uniti” ma che il Paese “si impegni a contribuire a un fondo con metà delle sue entrate derivanti dalla futura monetizzazione delle risorse naturali, tra cui minerali critici, petrolio e gas”, prevedendo in cambio un impegno degli Usa alla ricostruzione del Paese. Gli scenari dell’accordo In un’ottica di realpolitik, l’accordo che Zelensky e Trump formalizzeranno appare un passaggio obbligato per non privare Kiev del sostegno statunitense ma da cui il presidente ucraino otterrà un risultato non scontato: ricevendolo alla Casa Bianca, siglando assieme a lui la partnership e legittimandolo nel suo ruolo, Trump smentirà la propaganda dominante nel mondo repubblicano circa la presunta incompatibilità di Zelensky con le sue funzioni. Il presidente Usa aveva definito Zelensky un “dittatore” sottolineando che il rinvio del voto ucraino, previsto per la primavera del 2024, avesse minato la legittimità dell’omologo di Kiev. Alla Casa Bianca, però, Zelensky si presenterà nel ruolo di presidente pienamente legittimato: un precedente politico che varrà anche per gli Stati Uniti, intenti in negoziazioni bilaterali con la Russia di Vladimir Putin in cui l’Ucraina è oggetto, e non soggetto, delle discussioni. Sul fronte economico-finanziario, l’accordo andrà pesato in relazione alle dinamiche di mercato e di investimento. Nel 2021, prima dell’invasione russa, il settore minerario dell’Ucraina garantiva un contributo al Pil pari a quasi 12 miliardi di dollari tramite lo sfruttamento di risorse metalliche come titanio , ferro , uranio e manganese e non metalliche come la grafite. È difficile pensare in che misura il settore minerario ucraino possa dunque arrivare a un contributo complessivo di 500 miliardi di dollari tramite royalties da fornire agli Stati Uniti senza la garanzia di importanti investimenti strutturali delle compagnie americane in un Paese che al contempo avrà, nel dopoguerra, importanti necessità finanziarie per la sua ricostruzione.

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