L'inverno del malcontento di Keir Starmer

Il dato più inquietante è che sui tabloid è ricomparsa la lattuga. La stessa che aveva vinto, nell’autunno del 2022, su Liz Truss, il primo ministro con il mandato più corto nella storia del Regno Unito. Ora un cespo di insalata è impietosamente accostato, sulla prima pagina del Daily Star, al volto di Rachel Reeves, il primo cancelliere donna nella Storia del Regno Unito a varcare la soglia del numero 11 di Downing Street - domicilio del ministro delle Finanze - nel luglio 2024. E la prima che potrebbe uscirne nel 2025. Più il primo ministro, il laburista Keir Starmer, si affanna a manifestarle la totale fiducia, “sua, dell’esecutivo e dell’interno partito”, e più la sua poltrona sembra a rischio. A rendere così precaria la posizione di Reeves, la tempesta che sta colpendo la finanza britannica e che è particolarmente evidente se si guarda ai titoli di Stato: i Gilt trentennali non sono mai stati così alti dal ‘98, quelli decennali dalla crisi del 2008. Il pound ha perso significativo terreno nei confronti del dollaro, così come a risentire della situazione è stato il mercato dell’equity. La corsa a vendere sterlina e debito pubblico è diventata materia di discussione alla Camera dei Comuni alla vigilia del viaggio di Reeves in Cina, in parte criticato perché il colosso asiatico viene da molti concepito in patria soprattutto come una minaccia alla sicurezza nazionale. La cancelliera è alla disperata ricerca di nuovi investimenti per favorire una crescita ormai da tanto tempo asfittica. Ma c’è un problema: un’evidente mancanza di fiducia negli investitori nazionali e ancora di più in quelli stranieri. A creare un clima sfavorevole, giocano un ruolo da protagonisti l’economia americana e la nuova amministrazione Trump che si insedierà tra una manciata di giorni. La prima va a gonfie vele, e questo potrebbe portare la Federal Reserve a non tagliare i tassi nei tempi e modi che si desiderano da questa parte dell’oceano. E poi ci sono tutte le incognite che la nuova presidenza porta con sé, soprattutto in termini di possibili dazi, che nel Regno Unito potrebbero aggravare un quadro già precario. Londra è a serio rischio stagflazione: una situazione in cui il Paese non cresce e l’inflazione resta alta. Come reso evidente anche dagli annunci e spiegazioni a corollario della finanziaria presentata in autunno - con un aumento ulteriore delle tasse pari a 40 miliardi di sterline – a Reeves è rimasto un margine di manovra molto risicato per cercare di far ripartire l’economia tenendo i conti in ordine. Questo potrebbe tradursi in tagli “spietati” alla spesa pubblica, come non ci si aspetterebbe da un governo di centrosinistra che ha promesso di rimettere in sesto scuola e sanità pubblica. Ma Reeves non è l’unica “anatra zoppa” di questo governo. Ha appena rassegnato le dimissioni Tulip Siddiq, ministro anticorruzione, ritenuta da molti in odore di… corruzione. Siddiq sarebbe rimasta invischiata in un vasto scandalo che si è sviluppato in Bangladesh e che riguarda il ramo più potente della sua famiglia: quello della zia Sheikh Hasina, fuggita in India dove ha ottenuto rifugio e protezione dal governo di Narendra Modi. In un’indagine avviata dalla Anti Corruption Commitee del Bangladesh sull'ex leader, deposta ad agosto e accusata di aver sottratto miliardi al suo Paese, è emerso anche il nome della nipote parlamentare britannica, che vivrebbe a Londra in un appartamento di proprietà della zia. In questo panorama, un nuovo sondaggio di YouGov per Sky News colloca il partito di Nigel Farage a un solo punto percentuale dal governo. Il sondaggio mostra che i conservatori sono stati spinti al terzo posto, due mesi dopo l'elezione di Kemi Badenoch a leader. I dati raccolti lo scorso fine settimana danno i laburisti al 26%, Reform UK al 25%, i conservatori al 22%, i liberaldemocratici al 14% e i verdi all'8%.

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