Putin, l’Occidente e la minaccia nucleare

Joe Biden dà il via libera ai raid ucraini in Russia con i missili Atacms, Vladimir Putin risponde con il rinnovo della dottrina nucleare. Il braccio di ferro a distanza tra Washington e Mosca in questo autunno caldo della guerra in Ucraina ha raggiunto un punto critico: secondo la nuova dottrina nucleare russa, infatti, potranno essere considerati passibili di risposta nucleare, tutti quegli attacchi convenzionali portati contro Mosca e sostenuti da potenze dotate di armi atomiche. Una minaccia che molti osservatori collegano alla svolta di Biden sugli Atacms a cui, stando alle notizie più recenti, si sarebbe a partire dalla giornata odierna unito anche il Regno Unito aprendo ai raid di Kiev con i missili Storm Shadow. Cosa dice la dottrina russa "La deterrenza nucleare ha lo scopo di garantire che qualsiasi potenziale avversario si renda conto dell'inevitabilità della rappresaglia, in caso di aggressione contro la Russia e i suoi alleati", si legge nella revisione della dottrina nucleare russa che allarga ulteriormente le maglie dopo la precedente modifica del 2020. La Russia ritiene legittimo l’uso delle armi atomiche per tutte quelle minacce che mettano a repentaglio “la sovranità e l’integrità territoriale dello Stato o per impedire “in caso di conflitto militare un’escalation delle ostilità, fermandole a condizioni accettabili per la Federazione Russa”. La mossa di Putin ha una componente strategica, finalizzata a mostrare l’inasprimento della conflittualità con l’Occidente, ma anche un elemento politico e psicologico. Bisogna infatti sottolineare che tale revisione era in fase di discussione da mesi e meno di una settimana fa un editoriale sul tema della Brookings Institution ne aveva tratteggiato gli elementi fondamentali. E gli ultimi sviluppi erano stati anticipati in un discorso di Putin dedicato espressamente ai cambiamenti alla dottrina nucleare russa del 25 settembre scorso. Parliamo di svolte prevedibili in un contesto che vede sostanzialmente declinati tutti i principali trattati che regolano la competizione in campo nucleare tra le maggiori potenze atomiche del pianeta, Usa e Russia, e fissano dei limiti all’ampliamento degli arsenali e delle contromisure. Le dottrine “parlano” al posto degli impegni bilaterali mostrando quanto in là una potenza possa sentirsi legittimata a spingersi nell’ipotizzare una risposta nucleare. Cogliendo al volo l’opportunità di annunciare la revisione in un contesto in cui l’attenzione delle opinioni pubbliche occidentali sull’Ucraina era tornata ad alzarsi, in occasione del millesimo giorno di guerra in Ucraina, a valle dell’apertura di Biden ai raid e nelle stesse ore in cui Volodymyr Zelensky stava per prendere la parola al Parlamento Europeo, il leader del Cremlino ha mandato un messaggio all’Occidente. Sfidando Europa e Usa con una nuova linea rossa, l’ennesima, che può condizionare, partendo dall’effetto che la minaccia atomica esercita sulle opinioni pubbliche occidentali, la volontà di proseguire con forza il sostegno militare a Kiev. La pressione politica e psicologica di Putin “Le vaghe minacce russe dal 2022 hanno apparentemente rallentato le decisioni occidentali sull'armamento dell'Ucraina, ma non le hanno impedite”, nota Brookings, aggiungendo che in ogni circostanza “l'uso di armi nucleari aprirebbe un vaso di Pandora pieno di conseguenze spiacevoli, imprevedibili e potenzialmente catastrofiche, anche per la Russia”. E del resto questo avverrebbe tanto in caso di risposta nucleare a un attacco convenzionale quanto, soprattutto, in un ingaggio con una potenza atomica occidentale. In sostanza, con la sua revisione, “il Cremlino spera che l'Occidente ignori tutto ciò e venga dissuaso dall'aiutare ulteriormente l'Ucraina” che si appresta a un terzo, durissimo inverno di guerra. Mosca unisce l’escalation retorica a un aumento della pressione militare sul terreno in Donbass e a Kursk che l’appoggio dei missili occidentali non sembra poter ribaltare a favore degli ucraini. La speranza del Cremlino è che il mix di avanzate e minacce giochi un ruolo diplomatico quando alla Casa Bianca ci sarà il cambio della guardia tra Joe Biden e Donald Trump, più propenso del comandante in capo uscente a un compromesso con Mosca. L’ipotesi di un Trump pronto a concludere un conflitto che, nella sua retorica, i democratici avrebbero spinto sull’orlo della terza guerra mondiale con l’appoggio agli attacchi sul suolo ucraino non è da escludere. E forse è proprio ciò che Putin, con questa mossa dalle chiare ricadute politiche e psicologiche, vuole alimentare di fronte all’Occidente.